È bene non lasciarsi ingannare dalle apparenze: RiME non è affatto un gioco banale e lo si apprende fin dai primissimi minuti dell’avventura. L’esperienza sviluppata dai ragazzi di Tequila Works si diverte a giocare di contrasti contrapponendo uno stile grafico piacevolmente minimale a delle tematiche forti, adulte, in grado di lasciare il segno insinuandosi piano piano nella mente e nel cuore del videogiocatore.
Nonostante uno sviluppo travagliato, il cambio improvviso di publisher e qualche ritardo nella pubblicazione, i ragazzi di questo piccolo team spagnolo sono comunque riusciti a confezionare un prodotto davvero valido, originale e ricco di spunti. Già perché osservando i trailer del gameplay di RiME nei mesi scorsi, il timore più grande che si potesse avere riguardava proprio le evidenti influenze di ICO, Zelda e se vogliamo anche di Journey, che apparentemente sembravano così marcate da appesantire l’esperienza di gioco rendendola poco innovativa e scarsamente accattivante. Oggi posso tirare un sospiro di sollievo e sottolineare che le cose non stanno affatto così: RiME è un titolo coraggioso che si fa forza di queste importanti assonanze per marcare con orgoglio la propria identità, il proprio messaggio. E come ho già accennato, dietro la maschera dello stile grafico semplice, dei tratti dolci e fanciulleschi che caratterizzano l’ambientazione e il nostro protagonista, si nasconde un lavoro certosino e una trama a dir poco enigmatica. Tutto ha inizio col giovane ragazzo che si risveglia sul bagnasciuga di una misteriosa isola, apparentemente abbandonata e popolata soltanto da qualche sporadico animale selvatico. La nostra attenzione è immediatamente catturata da alcune peculiari rovine come templi, statute, fontane e da diverse torri bianche che si ergono imponenti verso il cielo azzurro. I comandi di gioco sono molti semplici e impieghiamo davvero poco tempo per prenderci confidenza: come nel più classico dei platform, possiamo banalmente correre, rotolare, saltare e aggrapparci alle sporgenze. Un ruolo sicuramente più insolito è invece svolto dalla nostra voce attraverso la quale riusciamo ad interagire con gli strani meccanismi mistici sparsi per il territorio che si azionano in risposta alle nostre grida.
Nel complesso, il videogame passa la maggior parte del tempo a stuzzicare il giocatore: lo spinge a girovagare per i suggestivi paesaggi apparentemente sconfinati, gli pone davanti dei puzzle da risolvere, lo invita a sperimentare e a proseguire senza mai fermarsi il proprio viaggio senza meta. Lungo il cammino però non saremo soli: ad allietare il nostro sentiero ci sarà infatti un’adorabile volpe che ci indicherà a mo’ di guida la via per proseguire verso il nostro ignoto obiettivo. Non manca poi una giusta dose di arcano data dalla misteriosa ed inquietante figura rossa incappucciata visibile spesso in lontananza, immobile, sempre al di fuori della nostra portata. Stona un po’ il design e la ripetitività degli enigmi: per quanto ci provi, il gioco non brilla particolarmente per difficoltà o varietà e sicuramente non proverete mai il godimento tipico che si ha risolvendo un puzzle di The Witness o di Portal ma in ogni caso le sensazioni che il gameplay riesce ad offrire sono nel complesso positive. Personalmente ho trovato che RiME perda un po’ del suo ritmo nella parte centrale, circa un paio d’ore dopo l’incipit coi fiocchi con cui si apre la narrazione, finendo per scadere in alcuni momenti noiosi e talvolta ripetitivi: senza scendere troppo nei dettagli poiché anche il minimo spoiler potrebbe essere fastidiosamente dannoso, sarete confinati in una zona del gioco nella quale dovrete svolgere determinate azioni senza averne però ben chiaro il motivo. Molto evocativa e toccante invece la parte finale (circa l’ultima ora e mezzo di gioco, ndr), senza ombra di dubbio la migliore, un concentrato di emozioni e suggestioni che dà orgoglio al lavoro di Tequila Works e gli permette di non impallidire al raffronto con l’opera del maestro Fumito Ueda. Davvero azzeccata e fantastica da ascoltare la colonna sonora che contrappone suoni delicati e melodie più intense a seconda del gameplay, il più delle volte pacato ma anche, inaspettatamente vivace.
Nonostante ad un primo impatto possa sembrare piuttosto scialbo o poco originale, questo RiME possiede un carattere molto forte che emerge dopo le prime ore di gioco e che riesce a segnare intimamente il giocatore. È una vera e propria poesia interattiva che inganna lo spettatore con una metrica ed una struttura apparentemente semplice ma che coltiva – fin dal primo istante dell’avventura – un senso di meraviglia e uno stupore assoluto, senza tempo, e soltanto apparentemente fuori dal mondo che ben conosciamo.
[Abbiamo giocato a RiME grazie ad un codice redeem inviatoci dal publisher. L’avventura è stata completata su PlayStation 4 in circa 5 ore di gioco. Su PS4 il gioco presenta qualche calo nel frame rate in più di una occasione ma in ogni caso niente di troppo fastidioso o preoccupante.]