La notizia è forse passata un po’ sottotraccia nei media nazionali ed in quegli internazionali, ma la gaffe è di quelle grosse. Nelle scorse ore Facebook ha pubblicato involontariamente i profili di circa 150 ricercatori addetti alla prevenzione di episodi di propaganda terroristica all’interno della piattaforma. Questo passo falso è costato caro al social di Mark Zuckerberg che ora è costretto a ricominciare tutto da capo.
Proprio come Twitter e YouTube, Facebook è una delle vie principali di apprendimento per migliaia e migliaia di terroristi. Tutti questi servizi sino ad ora, chi più chi meno, hanno cercato in tutti i modi di arginare il pericolo del reclutamento online e della barbara comunicazione, ma con scarsi risultati.
Facebook, dopo questa miserabile falla, pare stia cambiando direzione e per combattere il fenomeno terroristico sta pensando ad una piattaforma sempre più aperta, dove il singolo utente ricopre un ruolo fondamentale. Gli sviluppatori andranno quindi nel breve termine ad implementare le funzioni di segnalazione da parte di singoli iscritti, in modo da avere sempre più dettagli e feedback disponibili per eventuali soggetti a rischio.
Inoltre, una nuova idea del social porterebbe all’adozione di un particolare sistema di intelligenza artificiale in grado di carpire preventivamente quali contenuti bloccare e quali utente escludere per sempre dal servizio.
Lo scopo di Mark Zuckerberg, da sue dichiarazioni, d’altronde è molto chiaro: Facebook è una comunità e come tutte le comunità deve dotarsi di regole precise, senza però intaccare la libertà singola ed i diritti di ogni iscritto.