Periscope continua a rappresentare una vera e propria ancora di salvezza per Twitter. Il social network dei cinguettii ha recentemente annunciato i risultati del secondo trimestre fiscale del 2017, evidenziando una situazione tutt’altro che rosea, che si trascina ormai da circa due anni.
La base di utenti rimane ancorata a quota 328 milioni. Un problema considerando la crescita costante di Facebook, che ha ormai superato la soglia dei 2 miliardi di persone. Twitter ha perso in borsa il 9% dall’inizio dell’anno, con un calo dei ricavi su base annua del 5%. Numeri che indicano una vera e propria emorragia, legata soprattutto alla mancanza di rinnovamento della piattaforma.
Non ci sono dubbi sul fatto che la rivale Facebook abbia profondamente cambiato pelle nel corso del tempo, anche grazie all’acquisizione di Instagram. L’attuale attenzione al concetto di “immagine” da parte della creatura di Zuckerberg è del resto figlia di questa operazione. Twitter appare invece un social network statico, incapace di evolversi. Ecco perchè Periscope rappresenta un ancora di salvezza.
Occorre però operare un breve excursus temporale per comprendere questo complesso mosaico.
Periscope è stato il primo servizio a introdurre i video in diretta attraverso i dispositivi mobili, ben prima che arrivassero i live streaming su Facebook e Instagram. L’applicazione, inizialmente disponibile solo per iOS, è stata sviluppata da Kayvon Beykpour e Joe Bernstein. Twitter ne ha immediatamente intuito le potenzialità, tanto da acquisirla a marzo del 2015 per 100 milioni di dollari.
In quel momento storico, il management di Twitter ha senza dubbio dimostrato lungimiranza. Periscope è stata immediatamente integrata nella piattaforma del social network e, soprattutto, è subito stata rilasciata anche per Android. Una strategia che ha dato avvio a una vera e propria spirale ascendente.
La possibilità di trasmettere video in diretta tramite smartphone ha conquistato tutti nel giro di poche settimane. A meno di 1 mese dall’acquisizione, Twitter registrava circa 27.000 live streaming al giorno tramite Periscope, una cifra che è quadruplicata nel giro di 3 mesi. Un successo travolgente, che ha attirato influencer e addetti ai lavori, i quali hanno letteralmente invaso la piattaforma.
Personaggi televisivi, attori, cantanti, modelle e VIP di ogni genere trasmettevano video in diretta tramite Periscope. Questo ha permesso a Twitter di vivere un momento d’oro da un punto di vista economico nel 2015.
Da un punto di vista tecnico, il funzionamento e la struttura di Periscope era molto semplice. L’account poteva essere creato ex-novo tramite e-mail o numero telefonico, in pochi passaggi. In alternativa (e questa è sempre stata la formula più utilizzata), bastava effettuare l’accesso al proprio profilo Twitter e collegarlo al servizio. A quel punto, era possibile entrare come spettatori in un video in diretta o trasmetterlo in maniera diretta.
Ciò che ha sempre convinto di Periscope, e che rappresenta tutt’oggi uno dei grandi punti di forza, è la gestione dei commenti. I server dell’applicazione, coadiuvati dagli algoritmi di compressione, riescono a eliminare i lag tra la trasmissione video e i commenti. Un quadro che, all’epoca, si completava con i l’utilizzo dei cuori, ovvero i “like” da poter offrire al broadcaster.
Questa situazione idilliaca si è bruscamente interrotta a causa di due fattori determinanti. Da una parte la perdita di appeal da parte di Twitter, dall’altra il lancio dei video in diretta da parte di Facebook, avvenuto ad aprile del 2016. Una combinazione che ha svuotato Periscope, con gli influencer e gli addetti ai lavori traslati verso la piattaforma di Zuckerberg che, nel frattempo, ha arricchito la propria offerta con Instagram Live.
Nonostante l’emorragia di utenti, Twitter ha continuato a investire nella logica di proseguire lo sviluppo di Periscope. Il social network creato da Jack Dorsey, avendo ormai metabolizzato il monopolio instaurato da Facebook, ha compreso come i video in diretta e l’oggettiva supremazia tecnica della propria piattaforma nel settore specifico, potessero rappresentare la chiave di volta per il business in ottica futura.
Periscope ha quindi profondamente cambiato volto nel corso del 2016:
Il social network dei cinguettii non ha fatto altro che mettere al centro dell’esperienza di Periscope gli utenti comuni. Questo ha consentito la creazione di vere e proprie community a livello nazionale, attorno alle quali sono nati anche eventi off-line, con importanti investimenti pubblicitari.
La cosa ha preso piede anche nel nostro Paese. Personalmente ho avuto modo, in questi mesi, di frequentare da vicino la community italiana, scoprendo delle realtà davvero interessanti. Una di queste è senza dubbio T.I.P.S. Channel (The Italian Periscoper Show), un vero e proprio canale di intrattenimento con tanto di palinsesto giornaliero e relativa pagina Facebook.
Amicizie, fidanzamenti, persino matrimoni. Le community nazionali di Periscope stanno riuscendo a creare una vera e propria unione tra il mondo on-line e quello off-line, molto più di quanto possa avvenire su Facebook. La carta vincente è il “metterci la faccia”, il sentire vicini i periscoper potendoli guardare in diretta. Tutti aspetti che stanno richiamando nuovamente l’attenzione degli influencer e delle aziende.
Non ho alcun dubbio in merito. Periscope rappresenta la vera ancora di salvezza per Twitter.