WhatsApp è diventato negli ultimi anni uno dei social network certamente più in voga. Gli utenti che ogni giorno inviano messaggi sulla piattaforma da tutto il mondo raggiungono numeri difficili da immaginare, rompendo ogni volta nuovi record.
Il grande potere di WhatsApp è reso evidente anche dal fatto che un colosso come Facebook, altro social network multimiliardario e diffusissimo su tutto il pianeta, abbia deciso di acquistare in toto la piattaforma di chatting.
Tuttavia, il fatto di avere un numero di clienti così elevato non deve sempre essere visto come un punto a vantaggio dell’azienda, anzi: gestire un traffico dati quotidiano di queste proporzioni non è certamente semplice, senza contare il fatto che tutti gli utenti, naturalmente, richiedono sicurezza e privacy per le proprie conversazioni. Altra richiesta comune negli ultimi anni dei clienti di WhatsApp è stata la possibilità di utilizzare il social network anche da computer: la piattaforma è infatti strettamente legata al numero telefonico dell’utente, quindi inizialmente poteva essere utilizzata soltanto sui telefoni cellulari.
Tutta colpa di Whatsapp Web
Nonostante questa incongruenza funzionale, WhatsApp ha deciso di soddisfare, almeno in parte, la richiesta dei suoi utenti. È stata infatti creata la piattaforma WhatsApp Web, accessibile da un sito internet appositamente creato, in grado di accedere alle conversazioni e quasi a tutte le funzionalità presenti sull’applicazione per smartphone (compresa la possibilità di inviare registrazioni vocali); la pecca di questo servizio, tuttavia, sta nel fatto che è necessario che lo smartphone su cui è installata l’applicazione originale di WhatsApp sia connesso a internet.
Accedere alla piattaforma è molto semplice: basta collegarsi da computer o tablet al sito internet appositamente creato e scannerizzare il codice QR presente sulla pagina dal proprio smartphone, in modo da connettere i due dispositivi.
In seguito, WhatsApp ha deciso di sviluppare anche un’applicazione per Windows con il medesimo funzionamento, il cui utilizzo è certamente più pratico rispetto al sito internet.
Il bello e il brutto della tecnologia è però che può essere utilizzata in modo molto dinamico, quindi una funzione come questa, messa a punto per rendere l’esperienza di utilizzo della piattaforma molto più piacevole, può essere volontariamente utilizzata in modo illecito, rendendo chiunque vulnerabile. Questa funzione messa a disposizione di WhatsApp può infatti facilmente essere utilizzata per spiare il telefono di chiunque (il che, nel caso di WhatsApp, risulta particolarmente grave poiché il social network è molto utilizzato impropriamente anche per lo scambio di dati sensibili e molto importanti), come nel caso di Whatscan.
Whatscan , l’applicazione che ti spia
Whatscan non è altro che un’applicazione, disponibile sia per iOS che per Android, che include le funzionalità di WhatsApp Web. Una volta scaricata e aperta l’app, infatti, sarà chiesto di scannerizzare dal telefono che si desidera spiare (o controllare volontariamente) il famoso codice QR. Una volta che questa operazione è stata effettuata, finché il telefono in cui è presente l’applicazione originaria di WhatsApp risulta connessa a internet, il funzionamento di Whatscan è assicurato.
Si tratta di un sistema certamente molto efficiente per controllare in remoto il proprio account WhatsApp con un altro dispositivo che non sia un pc dotato di Windows, bensì uno smartphone o tablet (il sito internet WhatsApp Web non funziona sui dispositivi riconosciuti come mobile), accedendo a tutte le funzionalità. Con Whatscan è infatti possibile non solo chattare, ma anche inviare foto o video non presenti sul dispositivo principale, nonché inviare note audio, segnare un messaggio come importante, modificare la foto del profilo (eventualmente scattandola direttamente dal dispositivo secondario), accedere alle chat archiviate, silenziare una conversazione e condividere link o molto altro. È persino possibile accedere alle impostazioni, ma tra esse non vi è la possibilità di gestire i dispositivi collegati mediante il codice QR per ovvie ragioni, né tantomeno quella di impostare la visibilità di immagine del profilo o dello stato, o di stabilire la frequenza del backup: sono ovvero precluse tutte le voci che permettono di accedere a impostazioni legate alla privacy e alla sicurezza del dispositivo.
Dunque, benché utilizzare un’applicazione di per sé lecita come Whatscan per spiare le conversazioni e le informazioni di un altro individuo possa essere ritenuta un’attività immorale da molti, essa è tecnicamente possibile, e viene anzi messa spesso in atto. Tuttavia, essere scoperti dal proprietario dell’account non è affatto un’eventualità difficile, anzi ci sono molti errori in cui è facile ricadere. Innanzitutto, la tentazione di rispondere a un certo messaggio è certamente elevata, ma basta anche solo l’invio di un punto per insospettire l’utente principale, nella cui schermata risulterà un messaggio non composto da se stesso (tutto ciò che si fa è ovviamente visibile nel dispositivo principale, e viceversa). Allo stesso modo, cambiare immagine del profilo, archiviare una chat, uscire da un gruppo o crearne uno nuovo, così come scrivere un nuovo stato o cancellare un messaggio sono segni inequivocabili della presenza di un ospite indesiderato nel proprio account.
L’aspetto positivo è invece che ogni volta che il dispositivo principale si connette a internet, non è necessario scannerizzare nuovamente il codice QR.
Come proteggere il proprio account Whatsapp
Tuttavia, se spiare qualcuno può risultare divertente e stimolante (anche se, è bene ricordarlo, si tratta di un’attività criminale), essere spiati non è altrettanto piacevole. Sorge quindi spontanea una domanda: è possibile proteggersi da una situazione simile. La risposta a questa domanda è molto semplice: è possibile tutelare la propria privacy, e in vari modi. Il metodo più banale è quello di bloccare lo smartphone principale e impedire l’accesso a individui sospetti al proprio account WhatsApp: per essere spiati, è infatti necessario scannerizzare il codice QR. Se però s’impedisce a tutti di accedere a tale codice, il problema viene risolto a monte.
Inoltre, se si sospetta che vi sia qualcuno a spiare nel proprio account (o se si vuole verificare per una mera curiosità) è possibile accedere, dal dispositivo principale, al proprio account ed entrare nella voce WhatsApp Web/Desktop: in quest’area sono visibili tutti i computer connessi, così come il sistema operativo utilizzato da tali dispositivi, il luogo da cui essi operano e l’orario dell’ultima attività. A queste informazioni, tuttavia, è aggiunto un tasto che permette di disconnettersi immediatamente da tutti i dispositivi, rendendo nuovamente necessario su tali terminali la scannerizzazione dell’importantissimo codice QR.
C’è inoltre da tenere in considerazione che tutte le informazioni presenti alla voce sopracitata, a sua volta inclusa nelle impostazioni di WhatsApp, possono risultare particolarmente utili per tentare di identificare chi è che ci spia. È possibile immediatamente restringere il cerchio cercando di ricordare chi ha avuto accesso al nostro terminale o, ancor più semplice, a WhatsApp. Oltre a questo, nella voce presente nelle impostazioni è anche indicato il luogo in cui è avvenuta l’ultima connessione (anche se la localizzazione, in questo senso, non è sempre molto affidabile: una connessione avvenuta da Napoli potrebbe risultare come avvenuta da Milano, e viceversa), nonché il sistema operativo del dispositivo utilizzato (Windows, nel caso della maggior parte dei pc, ma se si utilizza un Mac o un iPad risulterà Mac OS). Tuttavia, la cosa più importante è che è possibile verificare chi è connesso al proprio account in tempo reale, ovvero chi spia le conversazioni in quel momento esatto, bloccandone l’attività indesiderata.
Per tutelare se stessi da questo genere di azioni, dunque, è sufficiente avere una discreta conoscenza di WhatsApp e di tutte le sue impostazioni (difficile nel caso di utenti adulti o anziani, i quali vengono più facilmente spiati), ma quel che è più importante è essere diffidenti e non affidare il proprio smartphone, certamente ricco di segreti, nelle mani di persone poco fidate