Il 2018 sarà l’anno in cui l’Italia aprirà le danze per la distribuzione delle frequenze della rete superveloce 5g. Vuoi perché bisogna necessariamente essere al passo con i tempi e con il resto d’Europa, vuoi anche (e non è un aspetto secondario), perché in ballo c’è un fiume di denaro, in un paese come il nostro, sempre in difficoltà con l’arduo compito di far quadrare i conti.
Per entrambe le motivazioni il Ministero dell’Economia, il Ministero per lo Sviluppo Economico e Palazzo Chigi sono al lavoro per inserire il progetto nella prossima legge di bilancio. Alcuni giorni fa lo stesso Antonello Giacomelli, sottosegretario con delega alle Comunicazioni presso il Mise aveva ipotizzato un’accelerazione dei tempi per la famosa asta per le frequenze 5G. Per dare un’idea della portata di questa nuova sfida in termini tecnici ed economici, possiamo dire che l’asta che si svolgerà tra Tim, Vodafone, Wind 3 e Iliad (nuovo gestore telefonico che arriverà in Italia a fine anno), porterà nelle casse dello stato circa 3 miliardi di euro, praticamente una mini finanziaria.
La quinta generazione mobile fa gola a tutti, nonostante non la vedremo commercializzata prima del 2020, all’asta per la distribuzione delle frequenze che inizierà tra pochi mesi parteciperanno comunque tutti i maggiori gestori telefonici Italiani e, secondo gli ultimi rumors, anche fastweb dovrebbe far parte della gara.
Inutile dire che la corsa per le assegnazioni delle frequenze sarà lunga e complessa in quanto gli aspetti tecnici e i gestori sono tanti ed agguerriti. Bisognerà solo aspettare e vedere quanto quest’ultimi saranno disposti a spendere per aggiudicarsi condizioni di predominio per la rete superveloce. E potete giurarci, saranno tanti soldi.