Infatti, i prodotti Apple adesso hanno introdotto nuovamente un sistema di riconoscimento ancora inesplorato da altre marche: stavolta si tratta del riconoscimento facciale comunemente denominato con la sigla Face ID. Quindi un terzo sistema di riconoscimento oltre alla tradizionale password e al sistema con impronta digitale. Molte sono le domande e perplessità che ci si è posti a riguardo del Face ID. In particolare Huawei ha preso in giro l’Apple affermando saranno loro e non l’Apple a proporre un prodotto realmente consono e all’altezza all’innovazione del riconoscimento facciale, con il lancio del Mate 10.
Per poter capire come nasce questo scontro e come si è evoluto è giusto partire dall’inizio per ricostruire i fatti e coglierne le proprie conclusioni su chi abbia ragione tra Apple e Huawei. Dunque, durante la presentazione Apple, l’iPhone X era stato impostato con il riconoscimento facciale di Federighi, e grazie a ciò si era già riscontrata l’efficacia del Face ID prima di salire sul palco. Infatti, il telefono è stato sottoposto a varie prove e tentativi per sbloccare il telefono con il Face ID sottoponendo la scannerizzazione a molteplici persone il cui volto non veniva riconosciuto perché non corrispondente a quello di Federighi, il quale aveva registrato in un momento precedente il proprio volto nel sistema Face ID dello smartphone in questione. Però, avendo fatto già questi numerosi tentativi, quando è arrivato il momento della presentazione del prodotto sul palco, c’è stato una specie di cosiddetto ”fail” (non tanto su cosa si è presentato ma sul come).
Infatti, al momento del test del Face ID è stato richiesto il codice di accesso con password piuttosto che il riconoscimento facciale, facendo perdere alla presentazione l’effetto sorpresa che tutti si aspettavano nel vedere per la prima volta questo sistema innovativo introdotto sul mercato. Infatti, a causa degli innumerevoli tentativi dimostrativi già fatti prima di quel momento sul palco, il telefono si era in un certo senso bloccato, e per questo motivo richiedeva la password prima di poter procedere con l’utilizzo del riconoscimento facciale o un qualsiasi utilizzo di qualsivoglia genere. Quindi le persone che avevano provato il telefono di Federighi prima di salire sul palco, per provare che solo il volto di Federighi fosse in grado di sbloccare l’iPhone in questione, hanno influito inconsapevolmente sulla presentazione ufficiale del prodotto. Sono cose che possono capitare, ma sarebbe sicuramente meglio evitarle per una presentazione di successo e soprattutto che possa lasciare il minor numero di perplessità possibili.
In seguito a questo incidente sul palco – che solo tale è stato perché la validità del Face ID e dei nuovi prodotti Apple in generale resta intatta – c’è stata molto ironia sull’accaduto, e di pari passo anche molte critiche non sempre piacevoli o costruttive. Nello specifico tra quelle più virali c’è la risposta da parte dell’Huawei a ciò che è successo. Infatti, Huawei ha pubblicato sul suo profilo la faccia di un clown rattristato in seguito ai tentativi in vano per far funzionare il sistema del riconoscimento facciale dell’iPhone. Nello specifico è stato fatto un post che ritrae la faccia di un clown, indicandone con relativa etichetta i rispettivi connotati, in particolar modo gli occhi, il naso e la bocca. In seguito nel post viene mostrato questo clown che tenta di sbloccare il proprio iPhone, senza riuscirci, quindi la sua espressione sorridente si inarca e assume un’aria triste a causa del fallimento nel sbloccare il telefono. Questa presa in giro all’accaduto con l’Apple è stata colto da Huawei come opportunità per dichiarare che alla presentazione c’è stato questo fail e soprattutto che il Mate 10 tra i loro prodotti sarà il vero concorrente di questo innovativo sistema Face ID dell’Apple la cui presentazione non è riuscita come doveva.
Ovviamente queste e tante altre diatribe sono quasi prevedibili, è giusto che ci siano, per una sana competizione in cui i vari marchi dei prodotti sono spronati non solo dall’evoluzione ma anche dalla concorrenza stessa. Anche noi se ci ritroviamo a dover fare qualcosa e abbiamo un avversario, spesso la motivazione non è solo interiore ma anche esterna, perché vogliamo battere chi c’è dall’altra parte e nel migliore dei modi, per lasciare il segno. Una sana competizione come si direbbe in gergo, è dunque non solo prevedibile ma anche necessaria la maggior parte delle volte, o comunque possiamo sicuramente affermare che può rivelarsi utile se ben calibrata. Inoltre, va specificato che questo tipo di competizione non può giungere al termine nel settore tecnologico, appunto perché altrimenti si fermerebbe l’evoluzione stessa della tecnologia, che è dovuta in parte anche alla concorrenza e il loro modo implicito di spronare. L’evolversi della tecnologia non si ferma mai, non ci si può adagiare sugli allori, c’è sempre qualcuno che può essere migliori, quindi bisogna impegnarsi per ottenere il primato prima che lo conquistano altri. Probabilmente tutto ciò è dovuto al modo attuale in cui la nostra società dimostra di essere, ossia una società in cui si ambisce ad essere i migliori, a fare sempre qualcosa in più dell’altro, a dare dimostrazioni, impegnarsi per superare costantemente quel rivale che ci sta in un certo senso alle calcagna, o per lo meno così lo percepiamo. Però il flebile confine che permette di separare una sana competizione da una nociva è così sottile che diventa ancor più importante non dimenticare mai quanto sia fondamentale non oltrepassare mai quel confine.