Gianni Lisini, é un ricercatore dello Iuss-Eucentre ed ha brevettato una speciale pila che ha la caratteristica di non scaricarsi mai, eco sostenibile ed attualmente in grado di durare tra i 15 ed i 20 anni, ulteriormemte migliorabile.
Nuova rivoluzione tutta italiana nel campo delle batterie
Giá, nel 1799 l’italiano Alessandro Volta era riusciuto, per la prima volta in assoluto, a realizzare una pila elettrica, sviluppando e mettendo in pratica gli studi di un altro studioso italiano, Luigi Galvani. Sono trascorsi oltre 200 anni da quel momento, ed ora, un altro italiano è pronto a reinventarla, aggiungendo una caratteristica assai sconosciuta ai giorni nostri, una lunga durata.
Se vi state domandando come abbia potuto fare tutto ciò, ecco a voi la risposta. La batteria “è composta da un accumulatore chimico affiancato da un supercapacitore, un condensatore di recente costruzione, dotato della caratteristica di poter accumulare fino a 5mila Farad” Come sottolineato da Lisini, “con il vantaggio di avere un numero elevatissimo di possibilità di cariche e scariche, milioni contro le poche centinaia delle comuni batterie chimiche”. Questo accumulatore chimico utilizza nanotubi in carbonio, ma in realtà il lavoro svolto dall’ingegnere riguarda più che altro il modo di mettere assieme questi due sistemi, che Pensati singolarmente non costituiscono una grande novità, mentre gestendoli insieme riescono a trarre grandi vantaggi”.
Questa particolare pila é stata presentata durante il Jotto Fair di Pisa, sono stati realizzati diversi prototipi e, secondo quanto riportato dall’inventore, ci sarebbero già diverse aziende interessate al progetto. Una batteria di questo tipo del resto, è assai appetibile, ad esempio, nel settore delle auto, come alimentazione per i mezzi privati, sia per quelli di trasporto pubblico.Da non sottovalutare, poi il fatto, che pur essendo il costo iniziale maggiore rispetto a quello delle batterie attuali, vista la grande durata, nel corso del tempo, potrebbero non essere necessari ulteriori interventi di manutenzione e non richiederebbe particolari procedure di smaltimento. Chissà che, molto presto, non potrebbe fare il suo debutto su un auto elettrica.