Come se non bastasse, la situazione diviene ancora più grave quando, nel messaggio, si legge che si tratta di sangue contaminato da HIV. Come è ben noto, il virus dell’HIV è il virus responsabile della trasmissione interumana, tra uomo e uomo dunque,della malattia dell’AIDS. La malattia, conosciuta anche come Sindrome da Immunodeficienza acquisita, porta il sistema immunitario del soggetto ad essere poco efficace contro eventuali batteri o virus che causano malattie.
Insomma, se la notizia fosse stata vera si sarebbe trattato di un vero e proprio disastro sanitario. Ci sarebbero stati milioni di individui infetti dal virus. Non solo, se si pensa che il virus può essere trasmesso anche attraverso i rapporti sessuali o attraverso una trasmissione “verticale” da madre a bambino, sarebbe stato un vero e proprio guaio su scala mondiale. Naturalmente, vista la potenziale gravità della situazione il panico si è ben presto diffuso tra i consumatori assidui delle bevande prodotte da Coca Cola ed è iniziato subito il tam-tam tramite WhatsApp.
Ma non è finita qui! Perché il marchio Coca Cola è stato utilizzato nuovamente per una nuova truffa. Questa volta, non c’entra nulla la salute, ma i dati sensibili di quanti sono stati raggirati. Il messaggio, inviato su WhatsApp, annuncia che il brand per festeggiare il suo compleanno sta regalando ad ogni utente un frigorifero. L’utente, per ricevere l’omaggio è chiamato a compilare un breve questionario dove, come nel più classico di questi messaggi, deve lasciare i suoi dati personali.
Il sito, che porta i colori ufficiali di Coca Cola, il rosso come sfondo ed il bianco per le scritte. Dopo aver compilato il questionario, simile a quello di altri siti simili utilizzati sempre per queste tipologie di truffe, si apre una sorta di menù di attesa. In questo nuovo menù si legge che non sono state trovate doppie registrazioni e che sono ancora disponibili ben 14 frigoriferi da regalare. Naturalmente, trattandosi di un sito farlocco, il numero sarà sempre e soltanto 14. Ne’ uno in più, ne’ uno in meno.
Prima di andare avanti il sito chiede all’utente di condividere con quante più persone. In particolare all’utente è richiesto di condividere la promozione con 10 amici oppure con 3 gruppi WhatsApp. Dopo aver condiviso la bufala, contribuendo dunque in maniera ignara a farla diffondere, si può finalmente andare avanti. Naturalmente, come ogni buona bufala che si rispetti, sul sito non manca la sezione commenti. Decine e decine di commenti falsi di utenti che esprimono la loro soddisfazione per aver aderito all’iniziativa ed aver ricevuto il bellissimo frigorifero che ora, fa bella mostra di sé nelle cucine dei fortunati vincitori.
Insomma, una bufala ben architettata che serve solo per rubare i dati personali delle persone che, rassicurati dall’aspetto simile al sito ufficiale, dai commenti di altri utenti, sono propensi a rispondere tutte le domande presenti sul sito. Un modo per difendersi da queste bufale però c’è ma, a giudicare dalla rapida diffusione delle bufale tramite WhatsApp
non viene molto adoperato. Il metodo più semplice è quello di installare un buon antivirus sul proprio computer e tenerlo sempre aggiornato.L’antivirus, infatti, non appena vede che l’utente tenta di andare avanti nel sito lo blocca, avvisandolo del tentativo di phishing. Tecnicamente, il phishing è una tecnica di truffa informatica. Chi architetta la truffa invia massivamente delle email che imitano, nell’aspetto e nel contenuto, dei messaggi del tutto legittimi di fornitori di servizi. A chi è vittima di questo tentativo di truffa, quindi, arriverà una mail da parte della sua banca, o di un altro istituto bancario, dove gli verrà richiesta la password dell’home banking, ad esempio. La motivazione è spesso tecnica: errori di password, scadenze dei domini, dei conti bancari. Insomma, non c’è limite alla fantasia.
Spesso sono truffe perpetrate tramite mail ma non mancano le truffe che si avviano tramite SMS e, appunto, WhatsApp. Il termine phishing, tra l’altro non è altro che una variante del termine inglese fishing che, tradotto in lingua italiana significa letteralmente pescare. Probabilmente sarà stato preso in considerazione anche il termine phreaking che allude all’utilizzo di tecnologie sofisticate per rubare dati sensibili come dati finanziari, password ed altro.
I primi attacchi di phishing furono registrati nel 2005 e sono andati, via via sempre aumentando nel corso degli anni. Ad esempio, se prendiamo in considerazione settembre 2005 ci furono 13562 attacchi di phishing. Se invece prendiamo in considerazione settembre 2015, ossia 10 anni dopo, ci furono 106421 attacchi di phishing. Vale a dire un aumento di 92859 attacchi in 10 anni.
Purtroppo il mondo del web e dei social è in continua evoluzione e così si stanno evolvendo, di pari passo, il mondo delle truffe. Si utilizzano nuovi metodi e nuovi canali per tentare le truffe. Come spesso sta accadendo, in questo periodo sembra che si sia diffusa a macchia d’olio la pratica del phishing tramite WhatsApp. Gli operatori della polizia postale, credono che i truffatori utilizzino questo metodo che è leggermente più invasivo rispetto alla tradizionale mail. Infatti può capitare che la mail non venga letta dalla vittima, rendendo vano il tentativo di truffa. Con un messaggio su WhatsApp invece, si è quasi sicuro che la vittima legga il messaggio. C’è di più, perché su WhatsApp subentra anche una sorta di convincimento psicologico.
Infatti, il messaggio sul nostro telefono lo riceveremo da un nostro amico e sicuramente, un nostro amico non ci tirerebbe mai dentro una truffa. Recentemente sono state effettuate delle altre truffe tramite il canale WhatsApp come ad esempio, quella dei prodotti Ferrero in regalo per il compleanno della casa di dolciumi. Quasi tutti i tentativi di truffa hanno lo stesso obiettivo: cercare di rubare dati sensibili agli ignari utenti. Naturalmente, questi dati non si sa che fine facciano.
Per proteggersi, come già detto in precedenza, occorre avere installato sul proprio computer o telefono un buon antivirus. Inoltre bisogna tener conto che ogni iniziativa è comunicata sui canali ufficiali delle compagnie.