Google Home Mini
Google Home Mini

Google Home Mini, la nuova generazione dello speaker smart Google Home, ha riservato una brutta sorpresa a tutti coloro che lo hanno ricevuto per primi. Artem Russakovskii di Android Police è stato uno di questi e, durante le sue prove a casa, ha notato un’accensione quasi continua dei LED posizionati sulla parte superiore dell’altoparlante. Dopo qualche tempo, lo speaker ha iniziato a rispondere a quello che coglieva dalle trasmissioni televisive senza che nessuno avesse pronunciato “OK Google”.

Un segnale evidente che Google Home Mini fosse in ascolto e in effetti lo speaker aveva registrato qualunque suono o rumore, ogni giorno 24 ore su 24. Una gravissima violazione della privacy che ha attirato le attenzione di Google e del suo team di sviluppo, che ha risposto alle segnalazioni di Russakovskii inviando un tecnico che controllasse l’unità apparentemente difettosa. Il problema, secondo Google, dipenderebbe dal pannello superiore touch, a sfioramento, che attivava la registrazione in modo casuale.

Google ha rilasciato immediatamente un aggiornamento software che disattiva il pannello in questione ed ha aperto una pagina di supporto dove spiega l’accaduto aggiungendo che il bug interesserebbe tutti i modelli forniti durante la presentazione, circa 4000 unità.

GOOGLE HOME MINI, SICURO CHE FOSSE UN BUG?

Google ha parlato di bug ma siamo sicuri che non si è trattato di una pratica ricorrente in quel di Mountain View? È del 25 agosto la notizia che Android spia quello che dicono gli utenti grazie alla ricerca vocale di Google: Android ascolta ciò che diciamo quando esclamiamo Ok Google, lo registra, lo invia ai server e lo conserva in una cronologia nella sezione le mie attività dell’account Google. Peccato che ascolti e registri anche quando non si pronunci necessariamente il comando OK Google.

Che sia stato lo stesso anche con il Google Home Mini? Questo non c’è dato saperlo ma di sicuro quanto accaduto è davvero singolare; soprattutto se si considera che Google ha risposto alla mail di Russakovskii dopo soli 10 minuti. Il venerdì sera vengono consegnate due nuove unità e la stessa sera un ingegnere controllo il suo modello rendendosi conto del problema e rilasciando un aggiornamento il giorno dopo. Insomma, Google non è mai stata così celere e precisa a meno che non fosse già corrente della situazione perché creata ad hoc da lei stessa.

Anche l’esperto di Android Police è rimasto colpito di tutta questa celerità. Google non ha aggiunto ulteriori commenti limitandosi a confermare che le unità in vendita non sono affette da questo problema.

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