Questa è sicuramente una notizia che susciterà varie reazioni, infatti l’estensione creata dall’ingegnere software Robert Heaton potrà appagare i bisogni delle persone più gelose, dal momento che basterebbe dare un’occhiata alla voce “online” per sapere, in tempo reale, se quella persona sta chattando, o se è disconnessa. Un fantastico ausilio che in alcuni casi potrebbe avere anche dei risvolti positivi, basti pensare che così si eviterebbe di mandare messaggi quando la persona interessata sta dormendo, ma i lati negativi superano in numero quelli positivi. Se si analizzano più a fondo le potenzialità di questa estensione le vittime di stalking o persone che, loro malgrado, si ritrovano in delle relazioni abusive potrebbero certamente vedere aggravata la loro posizione.
Whatsapp nuoce gravemente alla nostra salute
A prima vista si potrebbe pensare che per sviluppare questa estensione Heaton abbia passato tante notti in bianco, o che abbia investito una gran quantità di denaro, invece no: ha impiegato uno script di 5 righe e la versione web di WhatsApp. Egli espone dunque sul suo blog i risultati di questa investigazione ai danni, prima di un suo amico, poi di tutta la sua lista contatti. Incrociando i dati ha potuto capire con chi chattavano più frequentemente i suoi conoscenti, notando anche dei ritmi sonno veglia alquanto strani.
In ogni caso il sistema di Heaton presenta varie falle, che scaturiscono dal fatto che non si può sapere con certezza se lo status online corrisponda effettivamente alla disponibilità della persona a chattare, oppure se si sia dimenticata di uscire dall’applicazione, mandando quindi delle informazioni errate all’estensione. Essa si basa sul fatto che se due persone sono online contemporaneamente significa che vi è un’alta probabilità che stiano parlando tra di loro, ma è chiaro che non è sempre così.
Questo esperimento è quindi servito all’ingegner Heaton per sollevare un dibattito su una questione molto importante, ossia la privacy su Internet e la consapevolezza che hanno gli utenti delle applicazioni di messaggistica istantanea. Se a lui sono servite 5 righe di script per ricavare delle informazioni potenzialmente dannose, quali sarebbero i risvolti se questo sistema venisse utilizzato da aziende o da persone malintenzionate? Questo fatto ci porta a chiedere se veramente siamo consapevoli di ciò a cui andiamo incontro quando navighiamo su Internet e se attuiamo delle misure di tutela della privacy aggiuntive. Come scrive Robert Heaton nel suo blog queste informazioni potrebbero essere usate da “assicurazioni sanitarie e agenzie di credito che sono entrambe molto sospettose del fatto che sei sveglio alle 4 di mattina”. Insomma, sono dati che potrebbero essere usati per minacciare persone innocenti.
Inoltre viene naturale interrogarsi sulla sicurezza dell’applicazione, poiché essa, come afferma Heaton, si basa sulla promozione di un profilo social, quindi se si toglie la possibilità ad altri di vedere il proprio accesso non sarà possibile fare altrimenti con i propri contatti, di qui la vulnerabilità della propria persona.
Ciò che si può fare collettivamente è informarsi sempre prima di sottoscrivere un qualsiasi contratto, virtuale e non, e chiedersi se ne vale la pena di diventare vulnerabili pur di essere “social”.