L’uomo è stato il primo ad essere condannato per aver fatto uso del card sharing ai danni di Sky, pratica illegale che dal 2000 era stata depenalizzata, ma che dal 2003 è stata rivalutata con un decreto legge per via della sua diffusione incontrollata.
Il card sharing è una pratica nella quale si vanno a condividere abbonamenti a pay tv (come appunto Sky o Mediaset) con più persone tramite software o hardware. Prevede l’impiego di un decoder che funge server, nel quale deve essere inserita la smart card sulla quale è attivo l’abbonamento. Il decoder server viene poi collegato tramite connessione LAN (i decoder possono essere connessi in rete tramite l’apposita porta ethernet) ad altri decoder client, distanti anche diversi chilometri dal server che possono così usufruire del servizio.
Bisogna ricordare che anche il card sharing “domestico”, ovvero la condivisone dei codici di decriptazione su più apparecchi all’interno dello stesso ambiente domestico, è considerato reato penale, cosi come anche il diversi le quote di un abbonamento tra diverse persone.
Multe molto severe per chi viola il copyright
Come già detto nel 2000 questa attività era stata, per vari motivi, depenalizzata; tuttavia, in seguito al dilagare incontrastato del fenomeno, nel 2003 era stato reintrodotto il reato che prevede pene quali la reclusione e multe.
Questo perché il fenomeno del card sharing, in tutte le sue forme, va a ledere il diritto d’autore (come la violazione dei codici di criptazione dei canali), reato per il quale le pene sono assai severe: prevede infatti dai 6 mesi ai 3 anni di reclusione e multe che vanno dai 2600 fino ai 26 mila euro a seconda della gravità.
Ê doveroso ricordare che il reato va a macchiare la fedina penale anche se la frode non è considerata come offensiva o tale da essere considerata come reato penale.
L’uomo palermitano di 52anni evidentemente non era a conoscenza della gravità di tutto ciò quando ha installato il suo decoder cercando di aggirare il sistema. L’uomo ha tentato di difendersi davanti alla corte affermando di aver acquistato i codici per vedere i canali in chiaro sul web; questo perché durante la perquisizione in casa sua non è stata rinvenuta nessuna smart card.
L’uomo è stato quindi condannato dai giudici palermitani per aver collegato un apparecchio a un decoder alimentato e connesso sia a rete satellitare che a rete LAN, ma sprovvisto di smart card, a ben 4 mesi di reclusione e 2000 euro di multa ai quali si aggiungono altri 2000 euro da depositare alla cassa delle ammende.
La pena è stata poi confermata dalla cassazione, secondo cui i giudici del capoluogo siciliano hanno emesso una giusta sentenza, andando ad evidenziare come il mancato pagamento del canone avesse finalità fraudolente ai danni di Sky Italia.
Con questa sentenza la cassazione vuole mettere in guardia i “furbetti del telecomando” sulla gravita del reato d card sharing e dei guai penali in cui si incorrerebbe se scoperti.
Pena esemplare a detta di molti secondo cui inoltre la sentenza della cassazione verrà in futuro utilizzata come precedente per gli ulteriori giudizi che dovranno essere emessi in situazioni analoghe.