WhatsApp, dopo quella relativa all’utilizzo illegale di Sky e Premium, una nuova sentenza della Cassazione farà discutere. Secondo la corte, infatti, inviare troppi messaggi costituisce un vero e proprio reato.
Siete veri e propri stalker su WhatsApp?. Fate attenzione, per la Corte di Cassazione state commettendo un vero e proprio reato. Nel momento in cui una persona continua a ricevere messaggi da uno stesso utente, senza poter far altro che togliere la suoneria, provoca un’ansia incontrollabile. Questa è la motivazione che ha portato i giudici a giudicare un reato l’invio incontrollato di messaggi tramite la chat di WhatsApp.
La stessa Corte, ricorda infatti che il codice penale punisce gravemente anche coloro che, semplicemente, inviano tanti (troppi) messaggi ad una stessa persona. Il reato diventa tale nel momento in cui il destinatario non può evitare di leggerli, portando ad ansia e un turbamento della sua tranquillità.
Il rischio, quindi, è di ricevere una denuncia per molestia
, in quanto la vittima non può evitare di leggere i messaggi del suo oppressore. Ciò accade quando troppi messaggi continuativi, per un determinato periodo di tempo, sono ricevuti, senza poterne fare a meno.Parallelamente, il reato di ingiuria accade nel momento in cui ricevete, in ora diurna, di due messaggi con contenuto ingiurioso, in questo caso, infatti non viene minata la vostra tranquillità, bensì l’onore.
La situazione, tuttavia, sembra destinata a cambiare. La Cassazione, infatti, non ha ancora considerato l’evoluzione della tecnologia. Al giorno d’oggi, con i più moderni smartphone è possibile impostare il silenzioso, o addirittura bloccare un determinato contatto.
L’evoluzione, probabilmente, porterà a poche sentenze contro l’utilizzo improprio di WhatsApp. E’ possibile, infatti, bloccare un contatto, impostare il silenzioso e quindi evitare di essere oppressi da parte di un’altra persona.
La Legge è lenta, quindi per anni vedremo ancora sentenze di questo tipo. Con ciò evitate di utilizzare impropriamente WhatsApp, o sarete passibili di denunce.