L’FBI (alla lettera: l’ufficio Federale di Investigazione) ha dichiarato che la crittografia di smartphone o tablet potrebbe minare la nostra sicurezza pubblica. Il direttore di questo famoso organo di investigazione americano, ossia Christopher Wray, ha ufficializzato queste dichiarazioni su un giornale molto quotato in America: The Associated Press.
Da una parte questa notizia può essere positiva poiché la sicurezza dei nostri dati è al sicuro se l’FBI è riuscito a sbloccare meno della metà dei dispositivi analizzati. Però, allo stesso tempo questo comporta delle complicazioni per le loro investigazioni.
È stato rilevato che sono circa 6900 i dispositivi che hanno impedito le svariate indagini dell’FBI nell’ultimo anno. La crittografia, infatti, ostacola le indagini non garantendo l’accesso ad un qualsiasi dispositivo magari indispensabile per raccogliere informazioni. Soprattutto in una società così digitalizzata, capita spesso che l’accesso ai dispositivi tech che possediamo sia l’elemento chiave per risolvere un caso.
Wray dunque fa da portavoce dell’FBI per esporre questa problematica e richiedere che venga trovato un punto di incontro. Nessuno di noi vuole che la propria privacy sia messa a repentaglio, quindi la protesta degli investigatori non mira a questo. Anzi, tutto il contrario. Viene chiesto che così come si rispetta la sicurezza
personale di ciascuno venga rispettata anche quella pubblica dell’intera società.L’FBI, infatti, svolge investigazioni che vanno ben oltre il singolo individuo. A volte le loro indagini sono fondamentali per criptare informazioni trasmesse ad esempio all’interno di un gruppo terroristico o della criminalità organizzata, tra trafficanti di vari generi o tra sfruttatori dei minori, e così via.
Dunque per l’FBI è importante che la crittografia permetta l’accesso a determinati dati i quali potrebbero salvare non solo una persona ma tutti, un’intera Nazione.
Tra gli eventi che hanno lanciato l’allarme a riguardo c’è l’accaduto a San Bernardino. In questa contea statunitense c’è stato un attentato e per risolvere il caso era necessario sbloccare un iPhone 5c, ma l’Apple non ha acconsentito a creare la backdoor necessaria per proseguire. L’agenzia federale è riuscita a trovare un’alternativa, ossia un tool che permette l’accesso ai dispositivi. Purtroppo questo tool non funziona anche con dispositivi più recenti. Per queste ragioni l’FBI insiste affinché venga trovata una soluzione più efficace che si focalizza sull’origine stessa del problema: la crittografia.