E’ consuetudine da un paio d’anni che gli operatori telefonici di rete fissa e mobile o gli erogatori di servizi pay tv conteggino, nella loro fatturazione, un tredicesimo mese ogni anno, costringendo i consumatori a pagare una bolletta in più e garantendosi così ulteriori profitti milionari.
Si stima che la fatturazione a 28 giorni, infatti, abbia portato a un aumento dell’8,7% all’anno degli introiti per gli operatori e, quindi, specularmente, per i costi dei consumatori.
Ci aveva pensato l’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato, poco tempo fa, a sancire per la prima volta l’illiceità della pratica, obbligando i maggiori operatori italiani di telefonia mobile (TIM, Vodafone, Wind Tre) e l’azienda erogatrice di servizi internet Fastweb al pagamento di una sanzione di 2,5 milioni di euro.
Nonostante l’esiguità dell’importo, se comparato coi profitti garantiti dalla pratica scorretta, la questione è ora paralizzata a causa del ricorso al Tribunale Amministrativo di AssTel, l’associazione di categoria dei fornitori di servizi di telefonia fissa e mobile e di accesso alla rete internet.
Tim, Wind, Tre e Vodafone: si torna alla fatturazione mensile
La svolta definitiva riguardo al tema, però, è arrivata negli ultimi giorni, con la presentazione prima di un progetto di legge per proibire la pratica scorretta da parte della deputata del Partito Democratico Alessia Morani e poi con la presentazione, sempre da parte del PD, con primo firmatario Stefano Esposito, di un emendamento alla manovra finanziaria che si voterà nelle prossime settimane.
La proibizione della pratica scorretta, quindi, verrà prossimamente (la discussione dovrebbe cominciare attorno alla seconda settimana di novembre) votata dalla Camera dei Deputati e, se otterrà anche il sì definitivo del Senato, diventerà legge, costringendo gli operatori a tornare alle vecchie bollette a cadenza “veramente mensile”.
La proposta sancisce il “divieto del mese di 28 giorni” per tutti i servizi soggetti al controllo di un’autorità indipendente di regolazione, quindi, in primo luogo, quelli relativi alla telefonia fissa e mobile, ai servizi internet e alle pay-TV.
L’emendamento, inoltre, se approvato, inasprirà notevolmente le sanzioni in caso di inottemperanza, che potranno arrivare fino a 300 milioni di euro per gli erogatori di servizi responsabili e che, soprattutto, verranno accompagnate da un indennizzo forfettario di importo non inferiore ai 50 euro da erogarsi a tutti i consumatori lesi da un’illegittima fatturazione.
L’emendamento, comunque avrà effetto solamente pro-futuro, per non esporsi a contestazioni di retroattività. Ciò significa che il divieto entrerà in vigore solo dal giorno successivo all’approvazione definitiva della norma e che solamente le bollette inviate a partire da quella data saranno illegittime, nel caso non vengano adeguate alla nuova normativa.
Riguardo alle bollette arrivate fino al giorno prima dell’entrata in vigore, invece, i consumatori non avranno purtroppo altra alternativa che rassegnarsi a pagare.
Cantano vittoria le associazioni dei consumatori, che sono state protagoniste, negli ultimi anni, di una lunga battaglia contro questo inaccettabile malcostume a danno dei loro rappresentati.