Il lento e interminabile declino di Tim continua imperterrito. Nella giornata di ieri il titolo in borsa ha raggiunto la soglia dei 66 centesimi.
Sono ormai diversi giorni che vi raccontiamo dei problemi di Tim, l’azienda non sta passando un gran momento. Nell’ultima settimana il titolo in borsa è sceso a picco, raggiungendo i minimi storici. Alla chiusura della giornata di ieri, valeva solamente 66 centesimi.
I motivi di un lento declino, a detta dell’associazione dei piccoli azionisti di Tim, potrebbero essere diversi. In soli 18 mesi l’azienda ha cambiato ben due Amministratori Delegati, un cambiamento non da poco, che non può non lasciare qualche strascico.
Oltre a questo, il ritorno alla fatturazione ogni 30 giorni, ma anche l’assenza di importanti investimenti nel mondo della Fibra, il passaggio di 7 milioni di clienti dai 10Mbit/s ai 30Mbit/s (allo stesso prezzo) su reti in Fibra, piuttosto che quelle in rame.
Tutti quanto indicato influisce negativamente sull’azienda, nell’attesa di conoscere il nuovo piano industriale, promesso per il mese di Marzo 2018.
In rete era circolata la notizia di una possibile fusione con Open Fiber, ma a quanto pare è irrealizzabile. La spiegazione viene offerta direttamente dall’amministratore delegato Amos Genish.
“Tim stipulerà accordi commerciali per portare la fibra nelle aree bianche”, conferma l’ad, “ma non si fonderà con la concorrente. I motivi sono molteplici, in primis, l’Antitrust non approverebbe, data la strettezza del mercato di riferimento”.
Sempre secondo lo stesso Genish, l’Italia è abbastanza grande per ospitare due concorrenti nel mondo della fibra.
Confidiamo nelle parole di un esperto uomo di affari, ma la situazione per Tim è tutt’altro che positiva, la speranza è che possa presto risollevare le sorti, già con il nuovo piano industriale del 2018.