Questa startup parte dal presupposto che si debba tradurre la voce e non le parole! Il dispositivo deve quindi analizzare prima di tutto la nostra voce, e questo passaggio è molto difficile dato che nell’emissione di suoni entrano in gioco fattori fisici (forma del viso, della gola, della bocca,il modo di respirare e di muovere gli apparecchi fonatori) e psichici (basti pesare a come cambia la nostra voce da quando siamo felici a quando siamo arrabbiati). Le prime ore di utilizzo di questa macchina dovrebbero quindi essere dedicati ad una “conoscenza comune” tra gli utenti e la macchina stessa, ore in cui l’utente dovrà leggere brani e utilizzare diversi toni.
L’hardware è progettato in un lavoro comune tra la startup Babelon e il Lawrence Livermore National Laboratory. E’ dal 2004
che la startup ha l’idea di creare un apparecchio del genere, e sono molti anni che il lavoro procede, ma ancora non siamo ancora a conoscenza della data di uscita (voci non sicure parlano di 3 anni). Le lingue prese in esame per adesso sono le più diffuse ag livello mondiale, quindi inglese, francese, spagnolo, tedesco, portoghese, cinese mandarino, giapponese e hindi.Per raccogliere i fondi è stata ideata una campagna su IndieGoGo, ma fino ad adesso è stato raccolto circa solo il 22 per cento dei fondi che sarebbero necessari. L’apparecchio non sarà comunque disponibile subito per tutti, si pensa che il primo ambito di applicazione potrebbe essere quello delle video conferenza in diretta. In futuro però potrebbe tranquillamente essere acquistato da tutti e associato ai vari dispositivi di cui siamo già in possesso.
I rischi di questa idea sono tanti, in primis il fatto che potrebbe essere utilizzata la nostra voce per qualsiasi scopo anche criminale.
I vantaggi sono quelli di poter viaggiare liberamente parlando la lingua locale, in maniera da evitare incomprensioni e sentirsi più a casa. Staremo a vedere.