A rendere ancora più sconcertante la natura di questo dato, è il fatto che le poce linee attivate non risultano sparse equamente nella penisola, bensi concentrate in pochissimi punti. Per di più circa 286mila sono concentrate nella provincia di Milano, all’incirca la metà, quindi, sono concentrate tutte nel circondariale di una sola provincia. Nel resto d’Italia, la situazione sembra non migliorare per niente, in Piemonte di contato poco più di 40.000 accessi, concentrati per la stragrande maggioranza nella zona adiacente a Torino. Spostandosi un po’ più a Sud si può trovare l’Emilia-romagna dove la cifra crolla a 29.700, in cui la quasi totalità (28.800) risulta essere situata a Bologna. Man mano si scende verso il Meridione, la situazione peggiora, soprattutto in zone come Basilicata, Sardegna e Calabria, in cui le linee attive sono davvero esigue. Anche in Puglia dove tramite alcuni progetti doveva esserci una fra le reti più veloci d’Italia i punti attivi si fermano a quota 3.283, di cui 2.996 a Bari.
Di base, bisogna capire però perché quasi 600mila utenti che potrebbero godere di servizi a 1Gbps o 300Mbps preferiscono rimanere legati ai loro vecchi servizi, anche se più obsoleti. Uno dei motivi principali risulta essere la poca chiarezza presente nel settore, una mancata informazione che quindi non motiva gli utenti a passare alla tecnologia FTTH, come anche sia possibile che molti dei punti attivabili risultino però invendibili. Molti davano la colpa alla concorrenzialità che ADSL e FTTC arreca al nuovo tipo di fibra, ma è emerso chele ultime tariffe FTTH sono più vantaggiose delle altre. L’ AGCOM inoltre dovrebbe indagare sulla trasparenza degli operatori telefonici, in quanto infuriano su internet le proteste dei consumatori che vedono strade e infrastrutture cablate da tempo e l’impossibilità di attivarne i servizi tramite i call center degli operatori.