In riferimento a tale reato vi è stata una recente sentenza della Cassazione (sentenza 46443/2017), la quale ha fatto chiarezza sulle sanzioni: la stessa ha infatti ritenuto colpevole del reato di violazione dei diritti di autore anche colui che utilizza sistemi di abbonamento come IPTV ovvero cline, tanto da poter condannare lo stesso al pagamento multa che va dai 2.582 a 25.822 euro, più la reclusione dai 6 mesi ai 3 anni. Contro il contenuto di tale sentenza si potrebbe utilizzare la stessa norma sul diritto di autore, la quale stabilisce che l’utilizzo privato di opere o materiale protetto è punibile solo con sanzione amministrativa di € 154. Nella realtà dei fatti questo dettato normativo non trova applicazione nel caso di specie: è prevista una vera e propria eccezione per chiunque utilizzi apparti che hanno decodificato trasmissione audiovisive soggette a pagamento di abbonamenti mensili, dunque definiti ad accesso condizionato.
Nonostante l’elevato rischio sia penale che economico che incombe sugli utilizzatori, i servizi in questione sono spesso utilizzati, tanto che recentemente si è registrata una crescita in tal senso. Il motivo per cui sempre più utenti utilizzano questi abbonamenti sottobanco è dovuto al sistema informatico su cui si basano: sono infatti delle proposte ben presentate, che richiedono anche il pagamento di una quota mensile, ovviamente più bassa rispetto ai canoni delle televisioni private, e che compaiono spesso e volentieri in prima linea nei motori di ricerca online. Si tratta di veri e propri link illeciti che paio, agli occhi degli utenti navigatori, del tutto leciti.
In Italia ad oggi si conta una perdita, dovuta a tali sistemi, di oltre 300 milioni di euro, tanto che il 26 ottobre 2017 l’Autorità per le garanzia nelle comunicazioni (Agcom), al fine di garantire la tutela del diritto di autore, tutela riconosciuta sia a livello italiano che europeo, ha bloccato i servizi di pirateria IPTV che era riuscita a criptare tutti canali di Mediaset Premium, società che aveva esposto nei confronti della Agcom stessa denuncia in data 10 ottobre 2017.