Il lato positivo è che presto si porrà fine a questa raccolta di dati ignota all’utente. I dati trasmessi fortunatamente appaiono crittografati, però sono innumerevoli. La procedura ha avuto inizio già mesi fa, all’inizio dell’anno corrente.
Google non ha smentito nulla pur affermando che si risolverà questa problematica prima possibile. La rassicurazione fornita d Google si incentra sull’entità di quest’operazione. Infatti è stato dichiarato che le informazioni ricevute sono utilizzate a favore e non a discapito degli utenti, ossia per migliorare il servizio di notifiche push e per nessun altro motivo. Quindi gli indirizzi dei ripetitori non vengono immagazzinati, stando a queste dichiarazioni.
Questa raccolta di dati desta molti dubbi, è stata anche effettuata su dispositivi privi di SIM. Tra l’altro, Google non riceve solo la posizione degli smartphone ma i dati sulle celle cui i dispositivi risultano collegati. In entrambi i casi è dubbia la reale utilità che questi dati possano avere per migliorare il sistema delle notifiche, così come affermato dalle due aziende. Rasserena sapere che i dati siano crittografati, quindi è difficile leggerli, però le perplessità rimangono.
Ovviamente precisiamo che questa raccolta di dati tra Android e Google non ci rende oggetti di spionaggio, semplicemente non è scritto da nessuna parte nella politica della privacy che tale operazione possa esser messa in atto.
Il report da cui la notizia è giunta fa riferimento agli Stati Uniti come luogo in cui l’accaduto si è verificato, non è nominata l’Italia. Dunque vi aggiorneremo nel caso in cui questa raccolta di dati venga rilevata anche nel nostro Paese. Ribadiamo una seconda volta che pur non essendo una preoccupazione cui porre particolare attenzione, ci sembra comunque giusto informare di cose che per quanto innocue non sono comunque corrette nei confronti dell’utenza.