È ufficiale: ieri il nostro governo ha convertito in legge il decreto fiscale del 16 ottobre 2017 che tra le tante disposizioni finanziarie sancisce il ritorno alla fatturazione ogni 30 giorni. Anche se manca l’ultimo cavillo, ovvero l’approvazione della legge di bilancio del 2018 a cui il decreto è collegato, possiamo affermare che non ci saranno più rinnovi ogni 28 giorni.
I contratti con gli operatori telefonici, quelli che erogano servizi televisivi e chiunque altro impone il pagamento ogni 28 giorni, deve adattare i propri rinnovi su base mensile o di multipli del mese. Non c’è scampo e per adeguarsi alla fatturazione ogni 30 giorni si avranno fino a 120 giorni di tempo dall’entrata in vigore della legge.
Chi non si adegua entro i termini prescritti dovrà immediatamente cambiare e procedere con il rimborso agli utenti e quindi il risarcimento delle somme percepite. Si stima una somma forfettaria di 50 euro alla quale andrà aggiunto 1 euro per ogni giorno in più dopo la scadenza.
L’operatore che non si adegua verrà multato con cifre che possono arrivare nei casi più gravi a 5 milioni di euro. Possiamo definire tutto questo un successo per gli utenti che più volte si sono ritrovati a dichiarare l’illegalità dei rinnovi ogni 4 settimane o 28 giorni. Una pratica che ha consentito agli operatori di intascare 13 mensilità in un anno invece delle classiche 12.
Gli aumenti, dunque, sono stati considerevoli e per evitare perdite nel fatturato gli operatori potrebbero decidere di aumentare il costo delle loro promozioni e più in generale dei contratti. Insieme al ritorno alla fatturazione ogni 30 giorni potremmo assistere ad un aumento dei costi di oltre il 7%. Così facendo gli utenti si ritroveranno a pagare ancora di più di quanto non succede adesso.
Uno scenario sconvolgente che se si dovesse presentare richiederà un intervento dell’AGCOM. Ancora più probabile e intelligente da parte degli operatori, la rimodulazione di offerte e contratti solo qualche mese dopo il ritorno alla fatturazione classica.