Anni fa, di questi due sistemi, se ne sentiva parlare molto di meno ed erano strettamente legati a dei giochi ben specifici, come gli MMORPG. Questi giochi per l’utente normale erano gratis, la maggior parte per lo meno, ma per chi voleva c’era la possibilità di pagare per comprare degli oggetti che avrebbero semplificato alcune meccaniche di gioco. L’esistenza delle microtransazioni in un gioco gratuito è un fatto necessario in quanto è grazie ai soldi racimolati in questo modo che i server rimangono aperti e gli altri possono continuare la loro esperienza.
Il fatto inizia a diventare fastidioso quando queste meccaniche iniziano a far parte di giochi pagati anche la bellezza di 69 euro. Per quel prezzo, si suppone, che una volta iniziato a giocare ci si trovi di fronte ad un gioco completo, e invece no. Il giocatore a quel punto ha due vie da poter percorrere, o inizia a spendere ore e ore per sbloccare tutto quello che può o tira fuori altri soldi.
Per le Loot Box la storia è sostanzialmente la stessa. In tutti i giochi in cui sono presenti si possono ottenere facendo particolari azioni oppure acquistandole, ma mentre quelle ottenibili in gioco sono quasi sempre limitate, pagando se ne possono avere a volontà. Il problema più grande però è un altro. L’effetto che hanno. Spesso sono considerate alla stregua del gioco d’azzardo tanto da arrivare ad essere prese in esame da commissioni parlamentari come in Inghilterra e Belgio. Mentre dalla commissione Inglese non sono state considerata tali, in Belgio si e il governo vorrebbe addirittura bandirle.
Non è raro sentire notizie di ragazzi che usando le carte dei genitori sono arrivati a spendere migliaia di euro per un gioco da cellulare o di persone che si ammazzano di lavoro solamente per poter spendere di più in questi giochi. È una questione delicata e visto che alcune software house non sembrano intenzionate a cambiare il trend ci stanno pensando i governi.