E come poteva non esserlo? La piattaforma di messaggistica ormai parte della vita quotidiana di tutti è in grado di raggiungere milioni di persone e, tra queste, anche le più vulnerabili, nonché le vittime preferite dei truffatori.
Le truffe si presentano sulla applicazione sotto svariate forme: spesso si finge che sia necessario un aggiornamento e per farlo bisogna cliccare un link che origina un virus all’interno del dispositivo mobile, oppure viene richiesto all’utente di effettuare un sondaggio, o ancora vengono promesse offerte o buoni sconto presso varie aziende del territorio.
Sembra essere questo il modo preferito dei truffatori per accaparrarsi i dati bancari dei poveri sfortunati utenti: vengono infatti inviati su vari dispositivi dei link su cui bisogna cliccare per avere offerte o mega sconti su siti di viaggi, supermercati o marche di abbigliamento.
Alcuni dei brand e le aziende che sono state colpite e il cui nome è stato usato illecitamente e fraudolosamente sono quelli più famosi e conosciuti sul mercato: nel campo dei viaggi sono stati usati i nomi di RyanAir
e EasyJet, nell’abbigliamento Zara e H&M, per quanto riguarda lo shop online anche Amazon e eBay.I truffatori promettevano buoni sconto o offerte incredibili che hanno di recente interessato anche le aziende di supermercati Lidl e Eurospin.
Altri tipi di truffa mediante WhatsApp avvengono anche senza prendere in causa alcuna nota marca di prodotti ma promettendo aggiornamenti della applicazione o accessori che potrebbero migliorarla; l’ultima bufala in circolazione riguardava la voce secondo cui si sarebbe potuta ottenere la tastiera colorata.
Infine, la truffa sempreverde e di cui si sente più parlare è quella legata al fatidico “pagamento di WhatsApp” : mail che arrivano agli utenti informandoli di dover versare il pagamento di €0,99 per poter continuare ad utilizzare l’applicazione in quanto l’abbonamento è scaduto.
Si tratta, ovviamente, di una serie di truffe che è necessario evitare prestando molta attenzione alle notizie che circolano sul web (che, ad esempio, informerebbero di sicuro su un eventuale pagamento di WhatsApp) e ai messaggi scritti in maniera automatica che potrebbero nascondere brutte sorprese.