Recentemente vi abbiamo parlato della testimonianza di una ragazza in merito ad un aumento ingiustificato del pacchetto dell’abbonamento. La bolletta inviata, infatti, è risultata essere sbagliata, in quanto l’azienda non ha conteggiato lo sconto promesso per via telefonica.
Una storia simile è accaduta anche ad un altro utente, di nome Alberto. Come tutti sappiamo, ad Ottobre l’azienda ha deciso di passare ad una fatturazione ogni 28 giorni (ma dovrà tornare presto indietro), offrendo la possibilità agli utenti di recedere dal contratto, senza spese aggiuntive, entro il 27 ottobre. Il consumatore in oggetto ha provveduto ad inviare raccomandata AR in data 23/10, quindi perfettamente in linea con le richieste dell’azienda. Passano le settimane e viene ricevuta una richiesta di pagamento, relativo alla Legge Bersani, di 11,51 euro per il recesso anticipato
dell’abbonamento. Scatta la chiamata a Sky e, dopo varie peripezie, un’operatrice afferma che la decorrenza del recesso ha inizio il giorno di ricezione della raccomandata da parte dell’azienda.Niente di più sbagliato, afferma Valentina Masciari, di Konsumer Italia direttamente dal sito Il Salvagente, la legge Bersani entra in atto nel momento in cui un utente recede anticipatamente da un abbonamento. Tuttavia, se il consumatore è costretto a recedere in seguito ad una modifica unilaterale del contratto, questi non deve pagare nulla. Inoltre è inesatto quanto affermato dall’operatore telefonico, fa fede sempre e soltanto la data di invio della raccomandata con ricevuta di ritorno. Per questo motivo, la Masciari, nella situazione in oggetto consiglia una contestazione ed una denuncia presso le Autorità competenti.
Vi abbiamo raccontato (e continueremo a farlo) queste vicende per sensibilizzarvi sull’argomento. Prestate sempre la massima attenzione alle condizioni contrattuali, ma sopratutto leggete i nostri articoli per capire come muovervi e come evitare spese non necessarie.