Se da un lato abbiamo i governi che fanno pressioni su Facebook affinché la smetta di raccogliere tutti i dati suoi propri utenti dall’altro abbiamo gli stessi Governi che chiedono quei dati. Secondo l’ultimo rapporto della compagnia queste richieste sono aumentate nell’ultimo anno.
È dal 2013 che il social network fornisce dati grezzi sulla richiesta di dati dai parte dei governi per informare l’utenza di questi comportamenti. Anche se la compagnia è limitata rispetto a quali dati di tale richieste può fornire, non si tira indietro rispetto a quelli che può divulgare.
I numeri mostrano che le richieste nella sola prima metà del 2017 ammontano a 78.890. Un aumento del 33% rispetto all’anno scorso e del 23% rispetto al precedente semestre.
I governi più attivi nel richiedere tali dati sono gli Stati Uniti, l’India, il Regno Unito, la Germania e la Francia. Rispettivamente le percentuali sono del 41%, 12%, 9%, 7% e 6%.
Non tutte le richieste vengono accettate da Facebook. La percentuale delle approvazioni è mediamente sopra il 50%
. Nel caso degli Stati Uniti il tasso di conferma arriva all’85% e nel Regno Unito anche al 90%.C’è anche una serie di dati che Facebook blocca ai governi. Il numero di questi sono aumentati quest’anno, passando da 6,944 del trimestre precedente a 28,036. C’è da dire che di quell’ammontare, 20.506 sono stati bloccati a seguito di un singolo evento, una sparatoria in Messico.
Purtroppo Facebook non può rivelare il motivo della richiesta di questi dati anche se sono facilmente intuibili guardando gli eventi successi nei singoli mesi. Molte richieste arrivano insieme ad un ordine di non divulgazione.
Oltre alle richieste di semplici dati ci sono anche quelle relative ai contenuti IP e copyright relativa alla piattaforma Facebook. Queste richieste hanno portato all’eliminazione di ben 110.000 contenuti sul Social Network.
Le eliminazioni di contenuti avvengono anche sul caso di segnalazione di elementi contraffatti e questo ha portato all’eliminazione di altri 217.265 elementi.