DAC audio, migliorare la qualità della nostra musica sugli smartphone. Uno degli aspetti più sottovalutati dagli utenti, è senza dubbio reltivo alla qualità audio. La credenza popolare più comune in questo ambito è la seguente: il DAC audio migliora la qualità in ascolto. È davvero così?
Sempre più di frequente si sente la necessità di cambiare smartphone dopo poco tempo, cercando il terminale perfetto. Nell’analizzare pregi e difetti di un terminale però, si tralascia molto spesso la qualità audio. L’utente il pù delle volte, sottovaluta questo aspetto o, ancor peggio, si affida alla sola presenza del DAC audio come sinonimo di qualità.
Il DAC audio (Digital to Analog Converter), come dice la sigla stessa, converte il segnale da digitale a analogico ed è una componente fondamentale. I suoni percepiti dall’orecchio circolano e si divulgano nell’aria sotto forma di onde sonore. I microfoni e tutti gli strumenti di registrazione, riprendono tali onde e le trasformano in segnali elettrici analogici; che potranno essere salvati in analogico (vinile o il vecchio grammofono) o in digitale (CD o altri archivi digitali tipo hard disk). Per riuscire ad ascoltare i suoni ripresi in fase di registrazione, bisogna effettuare il percorso inverso tramite il DAC audio: rielaborare e trasformare il segnale digitale in analogico.
In passato i più esperti si accorsero della grande perdita di informazioni, quindi di qualità, nel passaggio dal digitale all’analogico e trovarono una valida soluzione nel DAC audio. Esso infatti rielabora le frequenze audio digitali compresse (Mp3, FLAC, WAV ecc.), in segnale analogico. Questo, a suo tempo, cambiò radicalmente la storia dei lettori musicali, in quanto l’implementazione del DAC audio riuscì a diminuire sensibilmente il rumore, aumentando la resa sonora.
Una volta appurata l’indispensabile utilità del DAC audio, si può analizzare la scelta delle case produttrici. Molti produttori si affidano al modulo audio già presente all’interno del Soc
scelto (ad esempio Snapdragon 835) rinunciando al chip audio dedicato. Questa scelta è dovuta principalmente per due fattori: contenere costi e spessore dello smartphone.Analizzando pareri diversi, raccolti personalmente, mi sento di affermare con certezza un luogo comune: “gli smartphone con DAC audio dedicato hanno una resa sonora migliore.” Niente di più sbagliato. Esistono vari chip che si posizionano in fasce di prezzo completamente opposte, con specifiche diverse e che di conseguenza restituiscono una resa decisamente differente. Questo significa che bisogna informarsi e individuare il tipo di DAC audio installato all’interno del dispositivo e valutare se ne vale la pena.
Prendendo in esame due degli ultimi Top di Gamma del momento – LG V30 con DAC dedicato e Huawei Mate 10 Pro con chip integrato – e basandoci sui test effettuati da GSMArena, si può notare come i risultati siano paragonabili sotto ogni aspetto. Ottimi risultati ottenuti anche da iPhone, con i sui ultimi terminali, Samsung Note 8 e Google Pixel 2 XL; tutti senza DAC audio. Questo può dipendere anche dalla qualità degli speaker e dell’ottimizzazione software ma in ogni caso, non si evincono differenze sostanziali con LG V30; nonostante la presenza del chip dedicato.
Il DAC audio dedicato è stato un grande passo in avanti per la tecnologia e continua ad esserlo, soprattutto in ambito musicale se abbinato ad attrezzature professionali. Installarlo su uno smartphone per ascoltare musica in mobilità, il più delle volte utilizzando formati di pessima qualità, lascia davvero il tempo che trova; considerando il medesimo risultato ottenuto dai chip integrati. Per ascoltare musica con una qualità superiore, lo smartphone non può bastare.