In particolare, l’azienda Wind Tre è stata colta in fallo durante l’anno 2017, appena passato. Già dalla primavera del 2017, infatti, diversi clienti Wind Tre che avevano attiva sul loro numero l’offerta “All-In” avevano ricevuto degli SMS comunicanti la modifica delle condizioni del contratto. Nel dettaglio, gli utenti venivano avvisati del fatto che il rinnovamento della promozione attiva sarebbe avvenuta ogni 4 settimane, invece che ogni 7 giorni come succedeva di solito (modifica non applicata alle All-In Vip e Master, dove la tariffazione era giornaliera). Veniva comunicato, in seguito a ciò, che il costo dell’offerta avrebbe subito già dal seguente rinnovamento, successivo al 30 aprile, un aumento di 2,99 euro, con un costo delle chiamate e degli SMS di 29 centesimi nel caso in cui si fosse superata la soglia dei minuti e dei messaggi garantita dalla “All-in”. Infine, veniva data ai clienti la possibilità di recidere dal contratto senza alcuna penale entro la suddetta data del 30 aprile 2017.
La segnalazione di tale ingiusta rimodulazione è stata effettuata da alcune associazioni dei consumatori, come ad esempio “Altroconsumo”, ma anche dai clienti stessi, grazie agli strumenti messi a disposizione da parte della stessa AGCOM. Gli utenti, infatti, hanno potuto utilizzare ben due diversi canali di denuncia. Il primo, è la compilazione del cosiddetto “modello D
”, che serve per potere comunicare le violazioni da parte delle compagnie di telecomunicazione. Stesso scopo ha il contact center, che è raggiungibile sia per via telefonica, tramite numero verde, sia tramite mail.L’errore della compagnia telefonica Wind Tre risiedeva in diversi punti e dopo la multa inferta nei giorni scorti a Tim e Vodafone arriva la stangata per il nuovo operatore.
Innanzitutto, nel messaggio inviato ai propri utenti non veniva in alcun modo specificato se valesse anche il passaggio ad un diverso operatore, oppure se l’utente sarebbe comunque dovuto rimanere cliente Wind Tre distaccandosi esclusivamente dall’offerta “All-In”. Nonostante l’azienda telefonica si fosse appellata al fatto che la maggior parte dei clienti che avevano effettuato il recesso fosse passata ad un altro operatore, l’AGCOM ha comunque penalizzato l’incompleta comunicazione con la delibera 519/15/CONS.
Inoltre, la comunicazione risultava carente anche per quanto riguarda l’eventuale necessità di versare eventuali rate residue nel caso in cui fosse stato sottoscritto un abbonamento che prevedesse l’acquisto di un dispositivo.
Infine, del tutto imperfetto risultava anche l’avviso sulla modificazione del piano tariffario, oppure sulla possibilità per il cliente, una volta che non fosse stato più valido il contratto, di potere passare ad un altro piano telefonico.
A causa di tutte queste inesattezze, non si è fatta attendere una salatissima multa dell’AGCOM nei confronti della compagnia telefonica italiana. Wind Tre, infatti, dovrà versare entro i 30 giorni dalla notifica ricevuta, la somma di 2,32 milioni di euro. Inoltre, soltanto dopo 60 giorni dalla appena citata notifica, l’azienda potrà fare ricorso al Tar.
La mazzata dell’AGCOM, in difesa dei diritti dei consumatori, ha colpito ancora.