iPhone ed Apple sono finiti nuovamente nel mirino della magistratura. Questa volta è la Francia ad aprire un’inchiesta contro il colosso di Cupertino per “obsolescenza programmata” a seguito della class action dell’associazione Hop (halte à l’obsolescence programmée – stop all’obsolescenza programmata).
Il procuratore parigino il 5 gennaio scorso ha aperto un’inchiesta preliminare nei confronti di Apple per “inganno nei confronti della clientela ed obsolescenza programmata“. I fatti risalirebbero agli ultimi anni e vedrebbero la stessa azienda statunitense colpevole di aver volontariamente rallentato i dispositivi del gruppo, come già ammesso dagli stessi portavoce del gruppo. Quest’oggi l’apertura del fascicolo è stata comunicata alla DGCCRF, ossia alla “Direzione generale per la concorrenza, il consumo e la repressione delle frodi” del Ministero dell’Economia, delle finanze e dell’industria francese.
iPhone più lenti del dovuto, le scuse di Apple
Delle vere e proprie scuse ufficiali non sono mai arrivate. Tuttavia, l’azienda di Cupertino ha tenuto a precisare che i rallentamenti erano necessari al fine di garantire la sicurezza dei propri clienti e prolungare la vita dei propri dispositivi. Secondo l’associazione francese, però: «Apple ha messo in atto una strategia globale di obsolescenza programmata al fine di aumentare le sue vendite». Ebbene sì, secondo l’accusa la società della mela morsicata avrebbe avuto come unico scopo quello di limitare le potenzialità dei dispositivi più datati al fine di invogliare i propri clienti ad un upgrade di device.
Siamo solamente agli inizi di quest’assurda vicenda. Ricordiamo, inoltre, che nel mese di dicembre è stata intrapresa una class action anche negli USA per le medesime ragioni. Nel frattempo Samsung, Huawei, Xiaomi, OnePlus, LG, Motorola e compagnia assaporano e si gustano giorno dopo giorno quel che potrebbe rilevarsi una delle inchieste più infamanti e negative nella storia moderna degli smartphone. Apple impassibile cercare di dare spiegazioni agli utenti ed alla magistratura. Chissà se la stessa sorte toccherà anche ad altri gruppi.