Il suddetto prestito obbligazionario, lanciato sul mercato dei capitali sia in dollari che in euro, è stato eseguito in ben quattro distinte tranche, ricorrendo ad una combinazione di titoli in euro a tasso fisso e variabile con scadenze a 5 e 7 anni e titoli in dollari a tasso fisso con scadenza ad 8 anni. Le obbligazioni senior secured appaiono relativamente più sicure in quanto, in caso di default dell’emittente, sono garantite da specifici componenti del patrimonio aziendale dell’emittente stesso.
L‘intera operazione è gestita da importanti partner, tra cui Banca Imi, Barclays, Bnp Paribas, Citi, Credit Suisse, Goldman Sachs, Ing, JP Morgan, Credit Agricole, Mediobanca e UniCredit. Mentre, il ruolo di Joint Global Coordinator e bookrunner nell’operazione è stato svolto da Hsbc.
Il prestito si aggiunge ad un pregresso indebitamento che, al 30 giugno 2017, comprendeva bond per oltre 10 miliardi di euro complessivi con scadenze comprese tra il 2019 e il 2021; un term loan bancario da 690 milioni e infine prestiti dagli azionisti per 1,74 miliardi di euro.
Ricorrendo ad un finanziamento di 3,4 miliardi, composto da 3 miliardi di credito amortising, cioè rimborsabile per una parte annualmente, e di 400mila euro di credito revolving, in cui il debitore detiene una riserva che può utilizzare e che si aggiunge ad una parte del rimborso mensile, potrebbe essere risolta in via definitiva l’annosa questione debitoria.
Infatti, come esplicato in una nota della società controllata dalla russa Veon (ex VimpelCom) e dalla giapponese Hutchison, lo scopo è quello di rifinanziare il debito preesistente a costi inferiori rendendo più equilibrata la struttura del capitale, riducendo il costo degli interessi e posticipando nel tempo la scadenza del rimborso.
Il debito della Wind, con la sua lunga storia ormai ventennale, rappresenta sin creazione il tallone d’Achille. Nel 2005 il magnate egiziano Naguid Sawiris acquistò l’allora Wind dal gruppo Enel attraverso una scalata a debito di ben 12 miliardi di euro. Nel settembre 2016, dopo un’attesa lunga più di un anno, l’Antitrust UE ha autorizzato la fusione tra Wind e H3G, colosso della telefonia di Hong Kong.
Oltre a sfruttare le sinergie in termini tecnologici e di marketing, approfittando della situazione “debt free” di H3G, il primo obiettivo posto dai manager è stato quello del deleverage, ovvero di una riduzione del debito, facendo scendere la leva sotto le 3 volte. I bassi tassi di interesse attuali favoriscono la riduzione del costo del debito (circa 200 milioni di euro l’anno) liberando importanti risorse da destinare agli investimenti in programma per i prossimi anni, primo su tutti lo sviluppo della rete 5G che consentirà di migliorare la vivibilità delle nostre città.