Uno dei più importanti e di sicuro dei più affascinanti ambiti in cui la scienza non smette mai di stupirci è la robotica, ovvero quella branca dell’ingegneria (ma che abbraccia moltissime altre specializzazioni) che prevede l’ideazione, la costruzione e la gestione di “automi” che possano svolgere autonomamente dei compiti programmati per loro. Si passa dai bracci robotici, ai macchinari robotizzati e automatizzati, fino ad arrivare ai più affascinanti, e per certi versi inquietanti robot antropomorfi, meglio noti come androidi.
Il più famoso di questa categoria rimane in assoluto ASIMO, il robot androide prodotto dalla casa giapponese Honda, e presentato ormai nel lontano 2000. In meno di venti anni però la scienza, grazie alla ricerca perpetrata nei più importanti atenei e centri mondiali, ha fatto passi da gigante nel settore della robotica, e sempre più spesso di sente parlare di Intelligenza Artificiale e dei suoi sviluppi sempre più raffinati.
Ma cosa si intende precisamente per Intelligenza Artificiale? In generale in tale definizione rientra una branca dell’Informatica e dell’Ingegneria Informatica che mira a riprodurre tramite codici informatici e simulazioni artificiali, il comportamento tipico di un “essere pensante” in grado di analizzare le situazioni e gli ambienti in cui si trova e di prendere decisioni autonomamente, con l’obiettivo ultimo di riprodurre artificialmente quello che avviene nel cervello degli esseri viventi (siano essi animali o umani). Proprio in questo ambito hanno lavorato studenti e ricercatori dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e della britannica University of Plymouth ottenendo importanti ed innovativi risultati.
Lo scopo della ricerca era quello di capire come gli animali avessero evoluto il loro comportamento reagendo a stimoli esterni, come ad esempio un predatore o una generica situazione di pericolo; in poche parole volevano simulare artificialmente il sentimento di paura e vedere come questo possa modificare e in qualche modo far evolvere il comportamento degli esseri viventi che in natura imparano a gestirla e a sfruttarla per mettersi in salvo.
Per fare ciò sono stati messi a punto dei codici di Intelligenza Artificiale che simulassero in qualche modo il sistema neuronale del cervello; è stata poi creata una popolazione di robot virtuali e, tramite vari esperimenti, i ricercatori napoletani e britannici hanno potuto ricavare importanti informazioni riguardo questa comunità virtuale. In particolare questi robot virtuali sono stati sottoposti a vari stimoli che potessero essere interpretati come un pericolo, ed è stato osservato il loro comportamento.
La reazione è stata di allontanamento dalla situazione di pericolo; in pratica è stato riprodotto artificialmente il più primordiale dei comportamenti animali: la fuga da una situazione di pericolo. I ricercatori hanno quindi dimostrato che anche dei robot che posseggono esclusivamente una Intelligenza Artificiale sono in grado di reagire a stimoli esterni, come il pericolo, simulando comportamenti animali.
I ricercatori sono ora al lavoro per cercare di sviluppare un secondo stadio di reazione agli stimoli: dopo l’iniziale fuga dal pericolo, il robot dovrà essere in grado di analizzare la situazione ed evolvere il proprio comportamento in modo tale da eludere il pericolo, proprio come avviene negli animali in natura.
Il risultato di tale ricerca apre quindi le porte allo sviluppo di nuovi robot dotati di Intelligenza Artificiale che possano autonomamente analizzare una situazione e prendere decisioni in maniera autonoma e ciò rappresenterebbe un enorme passo avanti nello sviluppo della Robotica e dell’Ingegneria Informatica.