Sono ormai lontani i tempi in cui fare una foto per ritrarre sé stessi era un gesto innocuo ed innocente, fatto solo per gioco o per vanità. Gli autoscatti di una volta sembrano ormai appartenere ad un lontano passato; infatti con l’avvento degli smartphone la parola autoscatto è stata del tutto soppiantata dal termine inglese “selfie” e, con la diffusione sempre più massiccia dei social network, questa pratica risulta sempre più diffusa e popolare.
Ma scattarsi selfie può essere considerato un vero e proprio disturbo psichiatrico? Secondo recenti studi la risposta è sì, e la gravità di tale patologia non è da sottovalutare. Tale comportamento infatti sarebbe l’indice di una scarsa fiducia in sé stessi e di una insicurezza recondita, da attribuire fondamentalmente al proprio aspetto estetico e al giudizio che gli altri hanno di noi.
Al giorno d’oggi si sa: apparire è tutto; e lo sviluppo dei Social Network non ha fatto altro che acuire e a volte esasperare il nostro desiderio di mostrarci e di essere apprezzati dagli altri, anche se solo virtualmente. Una manciata di like o qualche visualizzazione sui più popolari Social, possono renderci soddisfatti ed appagati, anche se in realtà non si ha un riscontro reale ed oggettivo delle proprie qualità.
Selfie, la malattia delle nuove generazioni
Se credete che un like ad una vostra foto possa cambiarvi la vita, o se siete affamati di visualizzazione, potrebbe essere il caso di visitare uno specialista: tale patologia infatti è stata riconosciuta ufficialmente e prende il nome di Selfite, termine coniato nel 2014, che racchiude in sé una serie di disturbi mentali e comportamentali ufficialmente riconosciuti dalla comunità scientifica e che destano non poche preoccupazioni agli specialisti del settore.
Esisterebbero addirittura varie categorie associate a questa patologia, suddivise in base alla differente gravità della situazione del paziente: quella cronica, quella acuta e quella borderline; la differenza tra queste tre categorie risiederebbe principalmente nella frequenza con cui si scattano e si pubblicano i selfie sui vari Social Media, e su che grado di alienazione si pone il paziente in esame.
Se ad esempio scattarsi foto e pubblicarle sui Social per ottenere approvazione influenza in modo preponderante il nostro umore o il nostro equilibrio psicofisico, o condiziona pesantemente la nostra quotidianità, allora sarebbe il caso di fermarsi un attimo a riflettere e ragionare sul da farsi.
Naturalmente è inutile ed anzi pericoloso e controproducente scatenare allarmismo: scattarsi selfie e magari pubblicarli sulla propria pagina Social non rappresenta di per sé un problema, ammesso che rimanga una attività ricreativa fine a sé stessa e che lascia il tempo che trova.
In ogni caso, in un mondo in cui l’alienazione è all’ordine del giorno e lo stress quotidiano non risparmia nessuno, un’utile terapia che ciascuno di noi può applicare sarebbe quella di staccarsi per qualche ora, o addirittura qualche giorno (magari durante le ferie o durante una vacanza) dai Social Network e dalla tecnologia in genere, cercando di apprezzare il mondo che ci circonda e ricordando che un like o una visualizzazione non hanno alcun vero valore e non devono assolutamente intaccare la fiducia in noi stessi.