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Whatsapp a pagamento, migliaia di utenti truffati dalla bufala perfetta

 

Da circa una settimana a questa parte, centinaia di italiani utenti della diffusissima applicazione di messaggistica online “Whatsapp” stanno ricevendo dai propri contatti un messaggio allarmante: dal 13 di Gennaio questa applicazione non sarà più gratuita, ma sarà richiesto un pagamento online per continuare ad utilizzarla. Oltre alla spiacevole notizia, viene però anche fornita la soluzione al problema, ovvero inoltrare il messaggio appena ricevuto a venti contatti tra i propri, così da dimostrare di essere un utente assiduo e essere esonerato dal pagamento.

La maggior parte degli utenti, soprattutto quelli più esperti che conoscono già questa tipologia di messaggio ingannevole, riescono facilmente a rendersi conto che la notizia appena ricevuta è falsa e dunque ad ignorarla, ma tra i 22 milioni di italiani che utilizzano abitualmente Whatsapp, ancora molti sono coloro che danno adito a notizie di questo genere o per i quali vale il ragionamento “non ci credo, ma non si sa mai” e che quindi diffondono ulteriormente questa innocua, ma fastidiosa, catena di sant’Antonio.

Non è la prima volta, e non sarà nemmeno l’ultima, che una notizia relativa al pagamento del servizio Whatsapp si diffonde, ora tramite catena di messaggi, ora tramite i social o addirittura tramite la TV, e questo è dovuto al fatto che, prima che diventasse così tanto utilizzato in tutto il mondo, Whatsapp richiedeva in effetti un abbonamento annuale per la modica cifra di 89 centesimi.

Whatsapp, sempre più persone truffate

Dall’inizio del 2016 il servizio è rimasto totalmente gratuito richiedendo solo il periodico aggiornamento dell’app, anch’esso completamente gratis. Eppure basterebbe spendere un minuto in più, tra il momento in cui si riceve il messaggio e quello in cui si preme sul tasto di inoltro, per evitare di collaborare alla diffusione di fake news come questa. Basterebbe, infatti, una rapidissima ricerca su internet per capire che non c’è alcun fondo di verità. Per esempio non troveremmo alcun riscontro ufficiale da parte del sito o delle pagine social dell’applicazione stessa, che sarebbe invece messo ben in evidenza se l’allarme fosse concreto.

Inoltre la notizia sarebbe giunta con un preavviso molto più ampio di una settimana, si sarebbe trattato di mesi, verosimilmente la notizia sarebbe arrivata alle orecchie degli utenti ancor prima che fosse resa effettiva. Ma soprattutto, non sarebbe stato possibile evadere il pagamento solo tramite l’invio di venti messaggi né in alcun altro modo, per lo meno non in modo legale.

Ma la domanda di molti è: che senso hanno le catene di Sant’Antonio? Perché nascono? E’ pericoloso riceverle?

Innanzitutto la diffusione del messaggio-bufala relativo al pagamento di Whatsapp è innocuo. L’utente non è a rischio né se riceve il messaggio, né se lo invia a sua volta (non considerando il rischio di infastidire il destinatario). L’unico scopo concreto in questo caso potrebbe essere il divertimento di coloro che, consapevoli della falsità della notizia, hanno creato e inviato i primi messaggi. Ad essere notevolmente più pericolosi sono i messaggi di catene che propinano falsi eventi promozionali tramite link che, non appena vengono aperti, trasferiscono sul dispositivo virus di ogni specie. Questo tipo di catene sono molto diffuse anche tramite indirizzi mail e messaggi di vari social network.

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Pubblicato da
D'Orazi Dario