Da diverso tempo, data l’enorme diffusione dell’applicativo, vediamo notizie di enti, associazioni e comuni che attivano servizi direttamente su WhatsApp. Ad oggi, ad esempio, in alcuni comuni del Bresciano, le notizie che riguardano la comunità vengono inviate tramite un messaggio (per chi ha dato il consenso). Allo stesso modo, sempre in alcuni quartieri, dato il sempre crescente fenomeno dei furti negli appartamenti, sono stati attivati gruppi di WhatsApp per segnalare presenze sospette. Tutti modi molto utili e sensati per usufruirne, nulla in confronto a quanto scoperto recentemente.
La Polizia di Stato di Busto Arsizio, in provincia di Varese, hanno scoperto un gruppo di WhatsApp chiamato “Ki ha visto i carabinieri” con addirittura 300 iscritti. I suoi membri, tutti privati cittadini della zona, si scambiavano informazioni per evitare le pattuglie dei Carabinieri.
Tutto, dobbiamo ammetterlo, è stato scoperto per caso. In un controllo in una zona a rischio per lo spaccio, gli agenti hanno fermato un quarantenne con una dose di cocaina. Una rapida occhiata allo smartphone ha portato alla luce l’ormai famoso gruppo.
Secondo le ultime ricostruzioni, oltre ai normali cittadini ed alla versione base, esisteva anche un gruppo Vip dedicato agli spacciatori e consumatori di cocaina. I membri si segnalavano, con messaggi testuali o vocali, l’eventuale ubicazione delle pattuglie di Polizia, giusto per evitare di essere intercettati.