Le criptovalute sono sempre state caratterizzate da un valore altamente volatile, molto di più rispetto a valute reali o azioni e titoli di compagnie. Non c’è da stupirsi se al mattino il Bitcoin vale 14.000 dollari a token e la sera “solo” 11.000 mila. Fa parte del gioco e come spesso succede il giorno successivo il prezzo risale senza problemi, o così stava facendo finora.
È passato poco più di un mese da quando la principale criptovaluta aveva raggiunto il valore record di 19.783,21 dollari. Un traguardo che ha reso ancora più famoso il Bitcoin tanto da farlo quasi diventare mainstream. È stato ancora più di risonanza considerando che il 30 novembre il valore era sotto i 10.000 dollari, e adesso, a distanza di un mese e mezzo la moneta è tornata sotto questa soglia.
Già il 16 gennaio l’intero mercato ha avuto un leggero tracollo tanto che praticamente tutte le criptovalute hanno perso due cifre percentuali. Nel giro di 24 ore sono stati bruciati 30 miliardi di dollari solo in riferimento ai Bitcoin.
Cosa ha causato il crollo delle criptovalute nelle ultime 24 ore
Tolto il “naturale” sali e scendi del valore di queste monete, ultimamente c’è stato un maggior intervento da parte di alcuni governi. In molti si sono mossi per creare delle leggi ad hoc, ma non hanno smosso più di tanto le acque, invece alla notizia delle intenzioni dei governi della Cina e della Corea del Sud il mercato si è spaventato.
A quanto pare il governo cinese sembrerebbe pronta ad emanare delle leggi con lo scopo di bandire tutti i minatori di criptovalute dal paese. Questa notizia risulta particolarmente importante visto che la maggior parte delle persone che minano sono stanziate proprio in Cina che tra l’altro hanno già iniziato a trasferirsi. In aggiunta sembrerebbe che il governo voglia anche bloccare l’accesso domestico alle piattaforme di criptovaluta.
Un’altra notizia che ha scosso il mercato, seppur in maniera minore, è stata l’ipotesi che vede la Sud Corea vietare in primis i conti anonimi, adottare una monitorazione continua su tutti gli scambi e addirittura vietare unilateralmente tutti gli scambi nel paese, il che renderebbe le prime due opzioni inutili. Sono notizie non ancoraufficiali in quanto diversi parti del governo sono impegnate a contraddirsi in merito, ma tanto è bastato per mandare in crisi parte del mercato.
Seppur investire nelle criptovalute è una cosa che sta diventando sempre più di moda in tutto il mondo, la maggior parte degli scambi avviene nell’Asia orientale, principalmente Cina, Giappone e le due Coree. Si anche la Corea del Nord fa parte di questa equazione. Molti degli attacchi hacker provengono da quel paese e sebbene normalmente questi attacchi, per quanti milioni in criptovalute riescono a rubare, non influiscono più di tanto sul mercato, non sul lungo periodo. Però in questi giorni di isteria qualunque cosa aiuta a rendere la situazione peggiore.
Per quanto gli analisti e gli esperti del settore stiano cercando di rassicurare gli investitori, è facile farsi prendere dalla paura, ma per loro fortuna a fine giornata il valore è un attimo salito, per lo meno quello delle principali monete come l’Ethereum e i Bitcoin.