Il Bitcoin è una criptovaluta creata nel 2009 da un anonimo inventore chiamato Satoshi Nakamoto. Il valore è determinato dalla “domanda e offerta”, poiché la criptovaluta utilizza un database dove avvengono delle transazioni, ma sfrutta anche la crittografia per gestire gli aspetti funzionali come la creazione di una nuova moneta o l’attribuzione della proprietà dei bitcoin. La rete Bitcoin consente il trasferimento e il possesso anonimo delle monete e i dati necessari per l’utilizzo dei bitcoin possono essere salvati sui propri computer o smartphone come “portafoglio digitale”.
Il Bitcoin è stato considerato come una “ventata di novità” all’interno di un sistema ormai già da tempo all’avanguardia, però così non la pensano Usa e Cina che si oppongono estremamente alla criptovaluta.
La Sec, l’autorità statunitense di controllo, ha dichiarato che occorreranno vari controlli e garanzie a tutela degli investitori prima che il bitcoin possa entrare nel mondo finanziario.
E’ questo il motivo che ha spinto la Sec a rifiutare molte richieste da parte di alcune società che volevano investire sulla famosa criptovaluta. Le piattaforme di scambio sono molte quindi, afferma Dalia Blass la direttrice della Sec, non è stato ancora accertato a quale delle tante far riferimento tutelando gli interessi dei propri clienti.
Un ulteriore risposta negativa è stata comunicata, lo scorso marzo, ai gemelli Winklevoss che oltre ad aver contestato a Zuckerberg la paternità di Facebook, si erano considerati i primi miliardari in bitcoin.
Bitcoin, Cina e USA non li vogliono
D’altra parte la Sec non ha definitivamente “condannato” questo nuovo metodo di investimento, ma ha bisogno di definire una serie di questioni a tutela dei risparmiatori. La decisione è stata presa in linea con le iniziative della Francia e della Germania, spingendo ad una normativa europea e portando la novità anche al G20, dopo aver notato la crescita esponenziale sopra gli 11.500 dollari.
Con un pensiero diametralmente opposto interviene la Cina, con l’intenzione di cancellare ogni compravendita di bitcoin. La Cina si oppone fermamente a questa novità assoluta del nuovo mondo tecnologico proibendone ogni sorta di attività, proibendo ogni attività illecita, aumentando i controlli sulle transazioni e chiudendo i canali di pagamento.
Nonostante ciò Giulio Sapelli, economista e docente di storia economica all’università di Milano, afferma che la Cina ha un numero elevato di banche non riconosciute dalla banca centrale dalle quali non si ottiene nessun tipo di garanzia, quindi il bitcoin non dovrebbe rappresentare un nuovo problema.
Il bitcoin rappresenta “ l’email del denaro “, poiché ormai non si può più fare a meno di internet, il quale ha interessato anche le monete e i rapporti finanziari rendendo il tutto a base di Click. L’onnipotenza di internet ha cambiato il nostro modo di vedere il futuro.
Le banche hanno eliminato le fatidiche “Carta e penna” per lasciare spazio ad un monitor e una pennina permettendoci di lasciare la nostra firma in maniera virtuale.
Lo stesso concetto può essere usato per definire la tanto discussa “criptovaluta” che sta fossilizzando sempre di più le azioni finanziarie delle grandi imprese mondiali e le monete quotidiane.
Una svolta è stata fatta da Mosca, la quale ha deciso di investire nella novità che sta facendo scalpitare i cuori dei nostri amati imprenditori, comprando due centrali idroelettriche per convertirle in “mining farm” e in un centro elaborazione dati. Queste due centrali sono situate nella regione di Perm e Udmurtia e sono state edificate proprio grazie alla legislazione russa e al basso costo dell’energia nel paese che crea condizioni favorevoli per questi tipi di progetti.