Il Bitcoin è considerata la nuova “era” informatica delle monete e degli investimenti finanziari che ha cambiato la vita di molti imprenditori mondiali.
Il termine “minare” deriva dal termine inglese “mining” ovvero emettere moneta, ciò nonostante questo non è altro che un metodo utilizzato dal sistema bitcoin e delle criptovalute per creare delle monete virtuali.
In effetti, la rete bitcoin memorizza delle transazioni all’interno delle blockchain chiamate “catene dei blocchi“, ovvero il database pubblico che contiene tutte le transazioni emesse in bitcoin. E’ di vitale importanza che sia controllato attraverso un codice, per garantirne la massima sicurezza.
Questa operazione impedisce una modifica futura, poiché cristallizza il blocco, e chi trova questo codice è ricompensato da una quantità di bitcoin (attualmente 25) e dalle tasse delle transazioni da lui inserite nel blocco. E’ questo il motivo principale per cui l’operazione è chiamata in gergo “mining”, nome che deriva dal parallelismo bitcoin-oro, nel quale il reciproco è costituito dai minatori che cercano le pepite d’oro nella roccia.
Abbiamo parlato a lungo di cosa significhi minare un bitcoin, ma qual è la procedura per farlo? Per poter minare un bitcoin bisogna svolgere un processo altamente complesso che ha bisogno di tecniche e strumenti adatti, poiché bisogna attaccare mediante la tecnica del brute force dei dati protetti con crittografia basata sull’algoritmo SHA-256. Per poter far ciò, l’utente ha bisogno di dotarsi un computer adatto a svolgere il processo a causa della potenza di calcolo richiesto. Alcune aziende, infatti, hanno messo in commercio alcuni computer ,definiti ASIC Bitcoin ,che tendessero a consumare meno energia per poter realizzare la criptovaluta.
Bitcoin, solo una piccola percentuale da minare
Il Bitcoin ha subito una crescita esponenziale arrivando a minare il 16,8 milionesimo bitcoin con un numero totale di 21 milioni. In percentuale resta da minare solamente il 20% che sarà fattibile entro il 2040.
La creazione dei bitcoin nasce con i miner, coloro che estraggono le criptomonete sulla rete, che all’inizio per risolvere gli algoritmi più complessi ricevevano un compenso, definito premio, di 50 coin. Attualmente questo compenso è sceso a 12,5 dal 2016, mentre tra due anni i miner potranno ottenere una ricompensa di soli 6,25 bitcoin per la loro attività. E’ necessario ribadire che i costi per minare un bitcoin sono altissimi e la difficoltà aumenta man mano che il numero dei bitcoin diminuisce rendendo l’operazione terribilemente complessa.
Dalla nascita del bitcoin nel 2008 ad oggi, la prospettiva di questa nuova valuta è migliorata estendendosi largamente in tutto il mondo, ma le problematiche relative ad essa sono cresciute sempre più, considerando che i bitcoin , a differenza dei prodotti digitali, non possono essere copiati ed ognuno di loro diventa unico e irripetibile. E’ da considerare però, che il loro limite e la loro unicità aumenta il loro valore, rendendoli diversi da tutti gli strumenti digitali e le valute utilizzate fin’ora.
I Bitcoin stanno subendo un crollo ed una ripresa non indifferenti, dal momento in cui da metà dicembre 2017 in cui si è verificato il picco dei bitcoin (i bitcoin hanno toccato i 20 mila dollari) il loro valore è sceso nei giorni scorsi del 40%, per poi di nuovo risalire lentamente. A determinare questo “crollo” sono stati vari fattori come l’immaturità dei nuovi investitori, l’affermazione di altre cripotomonete, chiamate altcoin e varie questioni geopolitiche come le decisioni del governo cinese e sud coreano che si sono opposte al trading delle criptomonete.