chiamate a pagamento Il furto in qualsiasi sua forma è un reato molto fastidioso da subire, soprattutto in prima persona; la sua variante che prevede un raggiro, cioè la truffa, è a volte anche peggiore, perché oltre al danno si riceve anche la beffa.

I truffatori per di più con l’avvento dell’era digitale e della globalizzazione si sono scoperti cosmopoliti e la possibilità di sottrarre denaro al prossimo mediante un raggiro non conosce confini statali o continentali considerata, per di più, la larga diffusone di tecnologia di consumo che spesso ha un potere intrinseco enorme, o addirittura spropositato  nel caso in cui se ne faccia un uso sbagliato, come in questo caso.

Quella di cui parliamo oggi è una truffa che a detta della stessa Polizia di Stato è una costante all’interno delle indagini dell’arma, che viene effettuata ormai da tempo quasi immemore e che è passata negli anni sotto i nomi di “Ping Call” o “Wangiri”; di fatto un raggiro sempreverde. In cosa consiste?

Il numero che effettua la chiamata è un numero estero e ha un tipico prefisso internazionale che è +373 risultato essere il prefisso internazionale della Moldavia (ma poco importa da dove arrivi la truffa). Innanzitutto si riceve un solo squillo sul cellulare; uno solo in quanto il suo scopo non è ricevere una risposta (e anche se ciò accadesse la chiamata sarebbe comunque interrotta immediatamente), bensì quello di indurre i malcapitati a richiamare il numero stesso.

Chiamate a pagamento: un rischio e una truffa per tutti

A questo punto è già troppo tardi: i truffatori infatti possiedono dei computer abbastanza potenti ed abilità tecniche, tramite i quali dirottano la chiamata su un circuito di numeri internazionali che determinano la sottoscrizione ad opzioni ed abbonamenti, ovviamente sena la benché minima richiesta di autorizzazioni (cosa che determina la natura truffaldina dell’operazione), che prosciugano i conti telefonici.

Durante la  chiamata il soggetto truffato non sentirà nulla provenire dall’altro capo del telefono, se non degli strani suoni confusi, ma nel frattempo la sottoscrizione involontaria degli abbonamenti di cui sopra costerà cifre esorbitanti che si aggirano intorno ad 1€/1.50€ per ogni 10 secondi che si rimane al telefono cercando di capire chi fosse stato a contattare il proprio numero.

Inoltre una caratteristica peculiare è l’orario in cui la chiamata giunge: solitamente infatti essa viene effettuata tra le 18:30 e le 20:30, orario in cui generalmente si è tornati dal lavoro e magari si è più liberi e propensi a richiamare chi eventualmente  ci avesse cercato. Per dirla tutta, a causa della natura semi-automatizzata e internazionale di quest’azione criminale (con i fusi orari che si intrecciano), sono stati segnalati in passato casi in cui la telefonata avveniva in piena notte.

Insomma un grosso attenti al lupo per non cadere nella trappola. Ma nel caso ciò dovesse avvenire, per poter riavere indietro i soldi sarà necessario sporgere denuncia alla Polizia che si dimostra sempre attenta e recettiva verso questo tipo di problematiche denunciando sempre prontamente questi raggiri anche tramite la pagina Facebook ufficiale “Una vita da social” tramite cui è possibile tenersi sempre aggiornati riguardo a queste criticità.

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