Ovviamente ancora non sono solide le spiegazioni del rincaro, soprattutto vista la natura di tale mercato, un mercato basato sulla sola legge della domanda e dell’offerta, in cui l’aumento e la diminuzione del valore della moneta la fanno gli stessi acquirenti, i nodi, i membri della rete, essendo la blockchain (rete di sviluppo della moneta bitcoin) una rete in cui ogni nodo ha le stesse facoltà di tutti gli altri.
Il mercato è quindi governato dalla sola compra-vendita di queste persone, da quanto investono loro sulla moneta, quanti dollari, euro, yen… vengono spesi dai membri (dei quali ricordiamo non sono noti nessun genere di identità né tipo di collegamento che effettuano sulla rete), da quanti ne vendono e allo stesso tempo acquistano seguendo la legge delle piccole oscillazioni o aspettando le macro-oscillazioni: solitamente nel fine settimana vendono i propri profitti e durante la settimana a causa di un rincaro presente in ogni tipo di moneta e riguardante anche le criptovalute, viene comprato proprio nelle giornate di mercoledì e giovedì, solitamente anche di sera in modo da aver assunto un maggior potere d’acquisto durante tutta la giornata.
Sfortunatamente invece l’ultimo mercoledì del mese di gennaio il bitcoin ha iniziato a precipitare vertiginosamente senza riuscire a risalire. Ciò ha preoccupato moltissime persone che avevano investito dei soldi nella famigerata moneta virtuale
, nella speranza di riuscire piano piano a guadagnare qualcosa in più, ma questa preoccupazione ha portato a un grave stato di ansia tanto da far decidere alle persone di vendere tutto e cercare di guadagnare almeno un minimo, evitando di sboccare in un punto senza neanche una lira!La domanda ormai sorge spontanea, come mai quel mercoledì il Bitcoin ha iniziato la sua lenta e forte decaduta? Di cosa si sentono minacciati i nodi di questa grande e fitta rete?
La prima risposta che viene alla mente è sicuramente il fatto che non è sicura come un deposito in banca, è una rete vulnerabile poiché nessuno organismo controlla su di essa, non c’è nessuna garanzia nel depositare soldi, nessuna certificazione che un determinato portafoglio virtuale appartiene a una precisa persona fisica.
Chi è quindi in possesso di una sostanziale cifra si sente molto minacciato sotto questo frangente, non ha assicurazione e l’unica arma di difesa è correre al riparo vendendo tutto, non ricomprando per un certo periodo di tempo e per i più religiosi pregare, affidarsi a qualche divinità di ogni genere e forma, nella speranza che risalga, che qualcuno compri e che si possa di nuovo provare a investire in questo modo i propri risparmi.
Sicuramente per questo recente crollo non vale la motivazione di dicembre. Secondo alcuni studiosi ed esperti di criptovalute, il motivo della vendita improvvisa verso il 20 dicembre è stato dettato dall’avvicinarsi del Natale, fare un regalo più costoso di quanto si pensasse e quindi la necessità di vendere per rimpiazzare quella grande spesa non valutata precedentemente.
Ora speriamo solo che la legge della domanda e offerta nel mercato virtuale si ristabilisca al più presto.