Elon Musk e SpaceX hanno raggiunto un doppio incredibile risultato lo scorso 6 febbraio. L’azienda aerospaziale è riuscita nel lancio del razzo a due stadi più potente mai creato, il Falcon Heavy. In seguito a questo successo, si è riusciti a mandare in orbita anche la prima macchina decappottabile in assoluto. Ecco quindi che da qualche giorno una Tesla Roadster e il pilota Starman si trovano a vagare per lo spazio.
L’obiettivo della missione era quello di testare il razzo che diventerà fondamentale per poter colonizzare Marte. Ecco quindi che Elon Musk, considerando l’importanza dell’evento ha deciso di osare e nel frattempo farsi pubblicità. Piuttosto che riempire il vano di carico con blocchi di cemento, ha deciso di utilizzare una delle sue vetture elettriche e un manichino dotato di un prototipo di tuta spaziale.
Il viaggio di Starman è stato trasmesso per quasi cinque ore live su YouTube, ma poi si è interrotto. Molto probabilmente le batterie si sono esaurite ma si è comunque potuto saggiare la resistenza dei materiali. Tuttavia la Tesla Roadster non è stata equipaggiata con antenne e pannelli solari. Questo significa che è libera di viaggiare nello spazio da sola e quindi difficilmente si avranno più notizie
e immagini. L’idea iniziale era quella di arrivare a coprire un’orbita intorno al Sole pari a quella di Marte. Ovviamente l’automobile non avrebbe mai potuto raggiungere il Pianeta Rosso ne tanto meno colpirlo. Infatti l’ambiente Marziano deve essere preservato da contaminazioni esterne per fini scientifici. Purtroppo i piani iniziali sono saltati.
A seguito di alcuni test condotti in fase di volo, il razzo è stato acceso varie volte. Con l’ultima spinta troppo potente, si è superata l’orbita ottimale. Starman quindi continuerà a volare nello spazio relativamente vicino ai pianeti del Sistema Solare. Il primo contatto con Marte avverrà nel 2020 alla distanza minima di 7 milioni di chilometri. Dovremo aspettare il 2021 per rivederlo nei pressi della Terra, quando passerà a “soli” 45 milioni di chilometri. Si tratta di distanze troppo grandi per un corpo così piccolo per essere osservate senza l’ausilio di grandi telescopi.