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Google sfida Uber: ecco cosa sta succedendo e perché i due colossi si fanno la guerra

Di recente ha avuto inizio il confronto in tribunale tra il colosso informatico Google e il leader del trasporto automobilistico privato Uber. Le due aziende sono finite in tribunale a causa di un supposto spionaggio industriale.

Uber è un’azienda con sede a San Francisco che, tramite un’applicazione per smartphone, consente ai privati di spostarsi da un posto all’altro tramite tassisti privati che offrono il servizio di trasporto tramite l’applicazione. Il vantaggio di utilizzare una piattaforma come Uber sta nei costi ridotti rispetto a delle corse su taxi tradizionali.

A quanto pare la fuga di informazioni e documenti è avvenuta grazie all’aiuto di un ex dipendete Google, Anthony Lewandowski, che ha passato all’azienda di trasporto Uber ben 14.000 documenti riguardanti il progetto Waymo dell’azienda di Mountain View. In questi documenti erano contenute delle importanti informazioni riguardanti le tecnologie utilizzate per lo sviluppo della guida autonoma favorendo così Uber che ha potuto utilizzare queste informazioni a suo vantaggio.

Waymo, nato come Google diverless car, è un progetto di casa Google che sfrutta le conoscenze tecnologiche per realizzare delle auto in grado di autopilotarsi. Utilizzando l’intelligenza artificiale e basandosi su precedenti studi effettuati dal team di “Google Street View”. Il progetto esiste già dal 2009 e inizialmente il team di sviluppo era composto da 15 ingegneri tra cui il suddetto Anthony Lewandowski. Il progetto è ancora in divenire, molte aziende tecnologiche stanno lavorando allo sviluppo della guida autonoma utilizzando diversi approcci alla materia.

Google contro Uber in tribunale: “È il processo dell’anno”

Dopo la fuga di informazioni, Google naturalmente non ha esitato a procedere per vie legali facendo causa ad Uber. Il processo è da poco iniziato presso il tribunale di San Francisco e presieduto dal giudice William Alsup e già è stato dichiarato il processo dell’anno.

Lewandowski, dopo aver lasciato Google, nel 2016 aveva creato una startup di nome Otto, che successivamente fu acquisita da Uber. Insieme all’acquisizione della startup ovviamente Uber ha fatto suo il baglio di competenze professionali e tecnologiche dell’ex dipendente Google. Queste sono le giustificazioni che Uber utilizza per discolparsi. Nonostante l’ex ingegnere Google sia il “colpevole” di questo caso giudiziario, non apparirà in tribunale perché non imputato ed inoltre si è anche rifiutato di apparire come testimone appellandosi al quinto emendamento. Attualmente non lavora più nemmeno per conto di Uber.

Il caso è abbastanza complicato in quanto l’azienda di Mountain View dovrà dimostrare che il passaggio delle informazioni è avvenuto in modo che Uber potesse sviluppare la stessa tecnologia di guida autonoma a danno di Google. Qualora gli avvocati di Google riuscissero a dimostrare la colpevolezza di Uber, questa dovrà sborsare un risarcimento di 1 miliardo di dollari.

Naturalmente l’esito del dibattito in tribunale determinerà le azioni future delle due aziende.

TAG: Uber, Google, Anthony Lewandowski

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Pubblicato da
D'Orazi Dario
Tags: googleUber