Il Blockchain sta diventando un trend topic in quasi tutti i motori di ricerca, sopratutto per il suo ruolo legato, e a volte confuso, alla circolazione delle criptovalute. Bitcoin, Ethereum, Litecoin, Ripple etc – sono monete virtuali che stanno acquisendo valore sul mercato grazie alla comunanza nell’uso del sistema blockchain. In pochi però sanno parlare di tale tecnologia slegata dal concetto di criptovalute; in realtà questo “blocco concatenato di codice informatico” potrebbe rivoluzionare davvero le fondamenta di molti tipi di industrie, non il solo mercato valutario. Quelle più prossime accreditate al possibile cambio di paradigma usando blockchain sono le industrie afferenti all’entertainment.
La musica e il cinema hanno sempre avuto delle regole troppo rigide, assottigliate o a volte cancellate dalla prima rivoluzione offerta da Internet (vedi My Space). Liberarsi però dei grandi distributori fisici e degli studi di produzione ha però creato solo nuove pletore d’intermediari che si sono affacciati nel mercato dell’entertainment. Gli utenti-artisti di oggi si affidano infatti alle piattaforme online per consumare o produrre musica e video.
YouTube, Soundcloud, Spotify e Netflix sono diventati moderatori, ovvero veri controllori del mercato globale del consumo di contenuti, influenzando le tendenze e affossando ciò che non produce guadagno sui loro canali. Fanno anche da distributori, poiché siglano abbonamenti con gli utenti finali, gestiscono le entrate pubblicitarie e, da ultimo, il pagamento dei creativi.
Ed è qui che è nata la necessità di trovare nuove soluzioni tramite blockchain, scardinando il nuovo status quo. Se si offre un database digitale pubblico memorizzando la registrazione continua delle transazioni, con blockchain c’è la possibilità di avere registri di proprietà intellettuale completamente crittografati ed eseguire contratti intelligenti (smart contract), applicando lo scambio di valore senza la necessità di un intermediario. La gestione dei diritti e dei beni digitali diventa il nuovo terreno di scontro, oltre a quello dei micropagamenti: all’ultima moda c’è il crowdfunding a sostegno degli artisti. L’ausilio delle criptovalute garantirà un guadagno maggiore ai creatori di contenuti grazie all’eliminazione dei costi intermedi. La moneta virtuale Ethereum si presta bene, poiché pensata già con uno scopo diverso rispetto al Bitcoin. Infatti consente agli artisti la creazione di smart contract peer-to-peer, grazie ai quali si può avere controllo assoluto non solo sui pagamenti ma anche sull’acquisto delle licenze per i download, per gli streaming e i remix di una canzone.
Dimenticandoci della vecchie leggi di mercato dell’industria musicale, oggi i guadagni più ingenti potrebbero arrivare dal merchandising e dai biglietti dei concerti. La tecnologia blockchain può essere applicata anche qui, perché crea valore proprio grazie all’unicità del suo codice, che registra e certifica le transazioni ma può anche farlo con un oggetto fisico, eliminando la contraffazione. In questo l’VeChain ha applicato questa idea alle borse di lusso, mentre nel Regno Unito è già attiva BitTicket, una piattaforma online che mira a ridurre il bagarinaggio sui biglietti dei concerti musicali.
Veniamo ora al gaming. Il business che ruota attorno a blockchain ha acceso l’immaginazione dell’industria del divertimento. Uno delle prime creazioni basate su blockchain è CryptoKitties, un gioco di trading di gattini digitali che usa la criptovaluta Ethereum. Dal lancio a novembre 2017, la sua ascesa è stata fulminante fino ad un giro d’affari di oltre 6,3 milioni di Dollari a fine anno.
CryptoKitties è la prima gaming application significativa basata su Blockchain: non usa un database centralizzato e, nonostante il creatore AxiomZen faccia da un intermediario guadagnando una percentuale su ogni transazione, la società potrebbe per paradosso sparire domani, ma i gattini continuerebbero a esistere sul mercato, essendo di fatto una criptovaluta anche loro.
Un altro fulgido esempio è la piattaforma russa Playkey, una start up in crowdfunding dal 2017 per creare una nuova piattaforma di gaming decentralizzata per giocare nel cloud, condividere i propri dati e fare acquisti in-game in tutta sicurezza grazie sempre al blockchain. La soluzione permette ai gamer di giocare fluidamente anche con computer meno recenti, democratizzando il multiplayer online, da sempre dipendente dalla potenza del proprio hardware. Ad hoc è stato creato il token Playkey (PKT), e la valuta è scambiata su svariati mercati. Questo tipo di token blockchain-based ha già scambiato un controvalore di oltre 10 milioni dollari, mentre la road map certifica che la piattaforma sarà attiva dal 2019.
Applicata su larga scala, questa tech potrà liberare da molti schemi sia i gamer che gli sviluppatori. In prima istanza, si potranno usare criptovalute per fare acquisti in-game, ma blockchain si può utilizzare per creare un gameplay in cui i player possono muoversi, certificando le proprie azioni, i propri record, come una transazione. Gli sviluppatori, dal canto loro, possono caricare pezzi di codice eseguibile per creare, certificando il loro lavoro sempre, un’esperienza di gioco variegata e imprevedibile, oltre i limiti fisici di un PC o di una console.
Se vi siete persi nei meandri del web alla ricerca d’informazioni, blockchain è un protocollo di comunicazione che identifica una tecnologia basata sulla logica del database distribuito (un database in cui i dati non sono memorizzati su un solo computer ma su più macchine collegate tra loro, chiamate nodi). È una serie di blocchi di codice informatico che archiviano un insieme di transazioni, o registri, validate e correlate da un marcatore temporale (Timestamp). Ogni blocco include un hash, un algoritmo che identifìca il blocco in modo univoco e che permette il collegamento con il blocco successivo tramite identificazione del blocco precedente. La concatenazione orizzontale, in cui non c’è un sorgente o una testa più importante di altre, è il successo di blockchain: infatti un hacker non può violare un singolo blocco e rubare dati, poiché tutti sono collegati tra loro e tutti condividono lo stesso tipo d’informazione crittografata. Qui sta il suo valore!