In effetti, molti paesi hanno già trattato questa coercizione come disturbo mentale per alcuni anni. In Corea del Sud, ad esempio, una legge del 2011 proibisce ai giovani di età inferiore ai 16 anni di giocare ai videogiochi tra mezzanotte e le 6 del mattino. Le società di videogiochi in Giappone e Cina prendono anche precauzioni per evitare che gli utenti passino troppo tempo davanti agli schermi, inclusi allarmi e sistemi di controllo rigorosi. Ma è solo ora che questa preoccupazione diventerà una norma globale.
La dipendenza sorge a causa di una sostanza nel cervello chiamata dopamina. È un neurotrasmettitore responsabile di portare un senso di piacere in una regione del cervello motivata dalla ricompensa. Ogni volta che fai qualcosa che ti dà piacere, il cervello rilascia una scarica di dopamina. Ma in alcuni casi, il cervello diventa ossessionato da questi scarichi e inizia a cercare sempre più situazioni che rilasciano sempre più dopamina. Questo è ciò che porta a tutti i tipi di dipendenza, compresa la dipendenza nei giochi. Più tempo giochi, più la tua dopamina riceve dopamina e più dipende dal gioco che ottiene.
Quello su cui molti esperti concordano è che la dipendenza dai giochi non è un’epidemia. Un recente studio in Norvegia su oltre 10.000 persone ha dimostrato che meno dell’1% di loro sono compatibili con il comportamento patologico dell’OMS. Altri studi in altre parti del mondo indicano numeri simili. Cioè: non tutti quelli che giocano possono essere considerati malati.
L’OMS ha anche regole molto specifiche per determinare ciò che può essere considerato una dipendenza. Prestare attenzione: perdere il controllo sulla frequenza, l’intensità e il tempo di gioco; dare la priorità ai giochi rispetto ad altre attività quotidiane; continuare o aumentare la frequenza con i giochi anche a fronte di conseguenze negative.
Non tutti coloro che giocano ai videogiochi sono dipendenti. Ma vale la pena prestare attenzione a questi segni, prima che un diversivo si trasformi in un caso di salute.