WhatsApp è diventata una piattaforma indispensabile per milioni di persone perché consente loro di essere in comunicazione 24 ore al giorno. Ma, come sarebbe un anno senza questo sistema di messaggistica? Insomma, come sarebbe tornare all’epoca pre-WhatsApp? La cosa logica – quella cui si pensa prima di tutte – sarebbe il perdere il contatto con molte persone.
Questo è esattamente ciò che alcuni esperti – come Knut Traisbach – pensano in proposito. E l’esperto ha fornito dettagli sulla sua “appstinenza” e su come ha vissuto dopo aver rimosso WhatsApp dal suo cellulare per un anno. “Dopo il 31 dicembre, non userò più WhatsApp“, ha detto Traisbach ai suoi contatti l’ultimo giorno del 2016.
La sua idea è nata quando ha voluto dimostrare cosa succederebbe se ci si cancellasse dalla piattaforma. Ed ha optato, come inizio dell’esperimento, con la notte in cui questa app è più utilizzata per inviare messaggi. Nei primi minuti del 2017, rivela di aver visto molti dei suoi amici scrivere sui proprio smartphone, mentre il suo era in totale silenzio.
A Traisbach è sembrato tutto strano (soprattutto dopo aver utilizzato WhatsApp dal 2012). La notizia che questa app avrebbe smesso di funzionare sui telefoni più vecchi e con i sistemi operativi obsoleti, ha alzato la barra di questa sfida e l’ha trasformata in un esperimento sociale. “La mia ‘appstinenza’ ha avuto un inizio promettente“, dice. “I miei parenti e migliori amici mi hanno mandato messaggi di testo durante tutto il giorno di Capodanno, mi hanno chiamato ed ho risposto alle mie chiamate, ho avuto di nuovo delle vere conversazioni telefoniche“, aggiunge nel suo racconto.
Si sentiva però isolato e abbandonato da molti dei suoi amici. Alcuni hanno mostrato la loro incredulità e malcontento quando ha spiegato di aver eliminato WhatsApp dal suo cellulare. Settimane dopo, ha notato anche che la sua abitudine di guardare il telefono era notevolmente diminuita, ha iniziato a leggere più libri e, in una certa misura, stava abbandonando i social network. “Ho iniziato ad essere obsoleto in molti settori della mia vita, quasi tutti legati a gruppi di WhatsApp come amici, genitori a scuola”, continua.
Infine, Traisbach ha concluso col presupporre che, per ragioni di lavoro e sociali, “non ci fosse alternativa” oltre all’utilizzo di WhatsApp. E’ giusto quindi parlare di “appstinenza”?