Il tema IoT (Internet of Things) rappresenta al momento l’argomento topico del periodo su vari fronti. Da quelle che sono le implicazioni sulla sicurezza ai potenziali scenari applicativi si scopre un mondo d’innovazione che vede impegnati una serie di protagonisti di fama mondiale e dal curriculum molto diversificato.
Dopo le polemiche circa le possibili implicazioni di un sistema che mina la nostra sicurezza torniamo a parlare ancora una volta di IoT portando alla vostra attenzione un progetto tanto ambizioso quanto mai utile per noi consumatori finali.
In studio un sistema di wake-up ad alta efficienza per device IoT
Noi tutti ormai, adepti o profani dell’argomento, sappiamo bene che i dispositivi IoT comunicano con l’ambiente e con gli altri device sfruttando le onde radio. Queste onde radio sono accuratamente studiate per vincere le interferenze e gli ostacoli, nonché per garantire la veicolazione del messaggio nella maniera più efficiente possibile, portando al minimo le interferenze, gli errori e gli sprechi energetici nei processi di interrogazione e stand-by.
Nonostante le ottimizzazioni poste in essere dai costruttori e dalle aziende che operano nel settore, ad ogni modo, ci si trova ad avere a che fare con sistemi verso cui si può disporre un ulteriore margine di miglioramento, almeno per quanto riguarda la gestione dell’energia utilizzata per instaurare la comunicazione.
Di fatto, due ricercatori appartenenti alla celebre Università di Standford hanno messo in piedi un progetto ambizioso che ha come scopo ultimo quello di sfruttare gli ultrasuoni per il risveglio dei gadget IoT. In tal senso, quindi, si potrebbe pensare di raggiungere un ulteriore step evolutivo per quanto concerne la gestione energetica dei device, sebbene questi influiscano in maniera molto marginale sui costi finali della bolletta elettrica.
Ad ogni modo, vi sono ancora alcuni parametri da definire. Parametri che sono legati soprattutto alla gestione delle frequenze oltre i 22KHz, per le quali il rilevamento risulterebbe addirittura più facile in luogo di un processo ben specifico che consta dell‘utilizzo di un microfono di appena 14.5mm quadrati.
Con una dimensione simile l’impatto in termini di consumo di corrente risulta minimo e la sensibilità sufficiente per captare un’onda in transito di potenza pari a 1 nanowatt. Il consumo in attività del componente, inoltre, si assesta al limite dei 4 nanowatt, il che lo rende perfetto per la realizzazione di un “sistema di ascolto always-on”.
I limiti delle onde che vanno oltre i 22KHz si fanno corrispondere al fatto che queste non riescono, al contrario dei segnali in radiofrequenza, ad oltrepassare i muri ma rimbalzano da un punto ad un altro. In questo caso è proprio il microfono ad assicurare la comunicazione anche a notevole distanza, grazie alla possibilità di captare segnali a bassissima potenza.