Negli ultimi tempi il processo di integrazione ha portato alla nascita di soluzioni compatte nel contesto mobile del mondo delle telecomunicazioni, dove il trend evolutivo si sta portando verso il binomio integrativo Sim – Device.
Lo abbiamo dapprima visto con gli smartwatch, dove si è concepito un sistema basato su logica eSim, e molto probabilmente continueremo a vederlo anche in altri contesti di mercato con l’opera concepita da ARM per le nuove soluzioni iSim che, secondo progetto, prevederanno supporti logici direttamente gestiti a livello elettronico su microprocessore.
iSim: siamo pronti per dire finalmente addio alle schede SIM tradizionali?
ARM sta portando avanti un progetto decisamente molto ambizioso, che rischia seriamente di stravolgere la nostra visione del mondo Hi-tech portando risvolti positivi su ogni fronte. In primo luogo, un’implementazione simile consentirà di beneficiare di una considerevole riduzione degli spazi occupati dalle attuali soluzioni nanoSIM che, per quanto minimaliste, occupano una superficie totale di circa 12.3 x 8.8 millimetri a cui si aggiunge anche lo spazio per le componenti di lettura e gli slot multipli in caso di supporti mobile Dual-Sim.
In secondo luogo, vi sono poi implicazioni legate direttamente ai costi di produzione che lievitano in luogo della necessità di sviluppo di un processo di ingegnerizzazione elettronico ben specifico. Ad ogni modo, prima di passare ad un’implementazione mobile nel comparto smartphone si dovranno fare i conti con le integrazioni da prevedersi dapprima nel comparto IoT.
Prima di poter sostituire gli attuali supporti nanoSim su smartphone, quindi, dovremmo attendere del tempo. Il disegno di massima del progetto vede in primo piano una disposizione ben specifica corrisposta alle unità:
- MCU (Modem Control Unit)
- Radio Module
- iSim
Il tutto gestito lato software dal modulo di controllo Kigen OS. Si tratta di tecnologie sviluppate in piena conformità con gli standard Embedded SIM della GSMA, sebbene l’ultima parola in merito alla possibilità di beneficiare di questo nuovo livello d’implementazione dipenda anche dal volere degli operatori di rete.
Ad ogni modo, ARM è fiduciosa del fatto che i vettori si dispongano positivamente alla proposta, in virtù del fatto che vi è un ritorno economico sia per quanto riguarda la produzione che per la gestione dei sistemi. Una soluzione che rappresenterà un importante valore aggiunto per gli oltre 4 miliardi di device previsti nell’ecosistema IoT da qui al prossimo 2025 (fonte: Machina Research). Voi che cosa ne pensate?