Sul termine della scorsa estate, Sky ha sorpreso tutti i suoi abbonati con una mossa ben poco piacevole. La pay tv, in scia alle azioni effettuate dai provider telefonici, ha scelto di rimodulare unilateralmente i contratti di tutti i suoi clienti.
Anche l’emittente satellitare ha quindi deciso di passare ai pagamenti ogni 28 giorni, al posto di quelli mensili.
Sky, i pagamenti ogni 28 giorni vanno in cantina
La mossa di Sky ha alimentato ancor di più polemiche già molto feroci. Proprio l’azione del team commerciale di Milano Rogoredo ha fatto partire una discussione, a cui sono seguiti i fatti.
Con un provvedimento legislativo, Parlamento e Governo lo scorso Dicembre hanno ufficialmente bandito i pagamenti ogni 28 giorni.
I consumatori hanno quindi vinto la loro battaglia, anche se il risultato poi non è stato così sostanzioso.
Ancora una volta, infatti, Sky seguirà l’esempio delle compagnie telefoniche (TIM in primis, ma anche Vodafone e Wind). La pay tv ritornerà sì ai pagamenti ogni 30 giorni, ma andrà a modificare nuovamente i contratti dei suoi abbonati.
La pay tv non rinuncia ai ricavi extra
L’idea di fondo è quella di non voler rinunciare al gettito portato dalle fatturazioni a 28 giorni. Per tal ragione la pay tv chiederà ai suoi utenti ogni mese l’8,6% in più rispetto alle mensilità attuali. In costo annuale del servizio non cambierà e resterà immutato.
L’unica (grande) differenza è che gli abbonati riceveranno una bolletta in meno, ma con qualcosa da pagare in più.