Per molti utenti, lo smartphone crea dipendenza. Secondo uno studio condotto da Motorola, il 33% degli intervistati dà la priorità al proprio telefono, all’interazione con i propri cari e al tempo trascorso con loro.
Il report realizzato da questa azienda, in coordinamento con l’Università di Harvard, analizza il ruolo svolto dallo smartphone nella vita degli utenti. L’obiettivo è progettare una serie di tattiche che consentano di mantenere questo dispositivo come uno strumento e non come il proprietario delle loro vite.
Tra le scoperte più rilevanti, il 65% degli utenti ha paura di perdere il proprio telefono cellulare e il 55% della “generazione Z” considera il dispositivo il suo migliore amico. Inoltre, un intervistato su tre dà la priorità al dispositivo anziché alle persone che ama e, questo, è l’oggetto con cui vogliono passare il tempo.
La ricerca
Lo studio, condotto da Nancy Etcoff, specialista in comportamento mentale/cerebrale e scienza della felicità all’Università di Harvard e psicologo del Dipartimento di Psichiatria del Massachusetts General Hospital, ha rivelato la necessità di fare un bilancio la vita reale e quella virtuale.
Ha spiegato che è imperativo riflettere sul ruolo dei dispositivi nella vita di tutti i giorni e sull’importanza che viene data a molti altri aspetti di esso.
“Per la maggior parte degli utenti di smartphone, i comportamenti problematici consistono in risposte inconsce e cattive abitudini che richiedono aiuto per superarle”, afferma il dott. Etcoff.
Piccoli cambiamenti nel comportamento, controllo ambientale e consapevolezza sono strumenti utili a questo scopo, così come lo sono gli sforzi compiuti dalle aziende nel settore degli smartphone. “Il bisogno di comprensione e di azione collettiva è fondamentale“, ha aggiunto.