Il ritorno alla fatturazione mensile non è assolutamente una vittoria per i clienti degli operatori telefonici italiani. Ve lo abbiamo detto moltissime volte, spiegandovi nei dettagli perché si tratta solo di un provvedimento di facciata. Passare dai rinnovi ogni 28 giorni a quelli ogni 30 giorni non cambia nulla.
LEGGI ANCHE: Iliad in Italia, il lancio è quasi pronto: test per la qualità e debutto il 26 marzo
L’utente che con TIM, TRE, Vodafone e Wind paga 10 euro ogni 28 giorni e quindi 130 euro l’anno (10 euro per 13 mensilità), con il ritorno ai rinnovi mensili pagherà 10.86 euro ogni mese e sempre 130 euro l’anno (10.86 per 12 mensilità). In realtà anche qualcosina in più.
Tutto questo perché l’approvazione della legge 172/2017 non ha obbligato gli operatori ad eliminare la 13esima mensilità, il vero aumento dell’introduzione dei rinnovi ogni 28 giorni, ma solo a tornare ad una modalità di pagamento pregressa. E questa è solo la prima beffa perché come credevamo, gli operatori faranno diverse rimodulazioni ai costi delle offerte.
Rimodulazioni necessarie per togliere quei centesimi in più, aumentando però il costo delle offerte, delle promozioni e dei servizi piuttosto che ridurlo. E Vodafone, uno degli operatori che per primi si è adeguato con il ritorno alla fatturazione mensile, è il primo a dare notizia ai suoi clienti di questi aumenti in arrivo.
Proprio in queste ore è stato inviato il messaggio che informa i clienti dell’operatore che, a causa delle mutate condizioni di mercato, a partire dal 10 giugno 2018 i clienti con un’offerta con SIM dati, sia ricaricabile che abbonamento, avranno un aumento del canone mensile che varierà da 1.50 euro a 2 euro.
Una rimodulazione vera e propria dall’aumento non indifferente che i numeri uno dell’operatore spiegano di ritenere necessaria per continuare a garantire la qualità dei servizi legata ai nostri investimenti sulla rete. Una presa in giro che anche gli altri operatori faranno apportando al costo delle attuale promozioni un rincaro superiore al 10%.