Il social di network più famoso al mondo è al momento in balia di un nuovo scandalo. A questo giro è legato alle passate presidenziali americane e persino alla Brexit, ma si basa su un solito problema ovvero quello della sicurezza dei dati dell’utente. A cercare di difendere la reputazione di Facebook ci sta pensando una vecchia figura chiave della compagnia rispetto alle azioni compiute da Cambridge Analytica.
“Non è nei nostri interessi”
“Questo è l’opposto del nostro modello di business. I nostri interessi sono allineati con gli utenti quando si tratta di proteggere i dati”. Queste sono alcune delle parole di Alex Bosworth.
Facebook, per varie ragioni, ha sempre permesso agli sviluppatori di raccogliere alcuni dei dati degli utenti e di una parte degli amici del soggetto primario. L’unica condizione dettata dalla compagnia era l‘obbligo di cancellare i dati una volta che questi erano stati usati. La maggior parte fa così, ma qualcuno sembrerebbe aver eclissato completamente questa parte per usare i dati per un scopo fraudolento. Di modi per aggirare la sicurezza del social network, purtroppo, ce ne sono.
Questo è il vero problema. Facebook non riesce più a garantire la sicurezza perché non riesce a prevedere o a controllare l’uso dei dati rilasciati a terze parti. Parliamoci chiaro, questo è il vero modello di business dei social network in generale. Lo scopo è quasi sempre legato alla pubblicità e se usato di problemi non ce ne sono. Mi piace un certo tipo di letteratura? Una pubblicità adeguata e indirizzata verso il mio interesse sarebbe anche ben accetta.
Facebook non avrà causato tutto questo intenzionalmente, ma una buona parte di colpa è sua e non si può negare. Parlando in generale, nel momento che do l’autorizzazione a qualcuno e le sue azioni potrebbero danneggiarmi in qualche modo, forse dovrei stare più attento.