È iniziato l’intervento dell’Antitrust, nucleo speciale dell’Autorità garante concorrenza e mercato, volto al controllo delle fatturazioni dei piani tariffari con rinnovo mensile erogati dalle maggiori compagnie telefoniche italiane.
L’indagine, svolta in collaborazione con la Guardia di Finanza, vede sotto inchiesta i seguenti operatori eroganti servizi di rete fissa e mobile, sospettati di aver coordinato le loro operazioni commerciali con accordi illeciti. Gli operatori sono: Tim, Vodafone, Fastweb, Wind Tre e Asstel.
Già nel 2017 le compagnie furono multate dall’AgCom per oltre un milione di euro in seguito ad un procedimento penale indetto contro la decisione da parte di queste di ridurre la scadenza degli abbonamenti a 28 giorni dai 30 previsti inizialmente dai contratti sottoscritti.
Le compagnie si sono inoltre viste costrette al ripristino dell’originale cadenza mensile di 30 giorni nonché al risarcimento di quelli “in esubero” delle precedenti bollette con prima data utile per il rimborso aprile 2018.
Soprattutto quest’ultima decisione però ha portato le stesse all’incremento dei costi mensili di tutti gli abbonamenti così da lasciare invariato il canone annuale. Si è dunque avuta una ripartizione della 13esima quota sulle 12 annue previste con un incremento di circa il 9% delle quote mensili.
Accordi nascosti tra Tim, Wind, Tre e Vodafone?
L’accusa principale, oggetto di indagine, è stata la “strana” tempistica che gli operatori hanno avuto nel comunicare agli utenti le variazioni contrattuali; prima la riduzione della cadenza dai 30 ai 28 giorni, il rincaro dei costi mensili poi.
Di fatto tali decisioni sono state adoperate e comunicate da parte delle compagnie indagate contemporaneamente; gli utenti di tutte le compagnie nel giro di pochi giorni si sono trovati ad affrontare un rincaro delle tariffe mensili senza una reale possibilità di recesso poiché nessuna compagnia offriva piani tariffari differenti, annullando così ogni possibilità di concorrenza o scelta da parte dei clienti.
Tale concomitanza di decisioni ha insinuato alcuni dubbi nel Codacons circa la presenza di una rete di accordi illeciti sulla fatturazione degli abbonamenti. Accordi probabilmente già esistenti quando vi furono le prime modifiche di contratto dei piani tariffari “a 28 giorni” e che si sospetto siano ancora oggi duraturi .
Il Codacons si è visto dunque costretto a esporre denuncia all’Antitrust circa i sospetti su accordi illeciti e di “anticoncorrenzialità” da parte delle compagnie. L’Antitrust ha prontamente aperto l’indagine al fine di proteggere i diritti degli utenti e sanzionare le compagnie se dovessero riscontrarsi accuse veritiere; in tal caso la multa si aggirerebbe introno al 10% del loro fatturato annuo.
Il nucleo d’indagine prevede di riuscire a chiudere l’indagine entro la fine di marzo 2019. Intanto le compagnie dichiarano di aver agito tutte nel pieno rispetto delle normative vigenti ed escludono qualsiasi tipo di accordo illecito o di azione “anticoncorrenziale” atta a ledere l’interesse del cliente.
Dichiarano inoltre di aver fornito piena collaborazione al nucleo d’indagine e di continuare a farlo fino alla fine delle indagini fornendo tutto il materiale e i documenti necessari a queste, oltre che piena trasparenza ai propri clienti sui piani tariffari sottoscritti e sulle eventuali modifiche che dovranno essere fatte per aderire pienamente alle normative vigenti.
Nicole Fevola
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