E’ notizia di queste settimane la dura battaglia intrapresa da Spotify per combattere l’utilizzo illecito del suo prodotto. Cerchiamo di capire meglio cosa stava succedendo e quali erano le dimensioni del fenomeno.
Spotify è un’idea nata come startup nel 2006 in Svezia, precisamente a Stoccolma. Viene lanciata ufficialmente nel 2008 e dall’ora conosce una crescita esponenziale che continua fino ai giorni nostri.
Il servizio mette a disposizione lo streaming di una vastissima selezione di musica, comprendente sia le case discografiche più note e sia etichette indipendenti. Sono disponibili due diverse versioni dell’applicazione, quella standard non ha pagamento e quella premium.
Nella prima è possibile ascoltare la musica senza poter decidere direttamente il brano, ma solo alcuni parametri come l’autore o un dato album. Inoltre nella versione gratis è possibile un numero di “salti” da una canzone all’altra limitato. Per poter garantire questo servizio l’utente che sceglie la versione non a pagamento deve anche sorbirsi una notevole quantità di pubblicità che interrompe l’ascolto della musica.
La versione premium è la versione a pagamento. Versando una somma mensilmente è possibile usufruire di numerosi vantaggi. Salti illimitati, l’eliminazione della pubblicità, la possibilità di ascoltare la musica offline e altro ancora.
Veniamo ora all’argomento in questione, ovvero il cracking dell’applicazione. Sgombriamo il campo da dubbi di sorta, per cracking si intende l’elusione delle protezioni di un programma. Questo allo scopo di ottenere il servizio senza dover pagare per questo.
Come avrete sicuramente capito non si tratta di niente altro che un furto
, seppur online, e come tale causa dei danni all’azienda colpita. Per questo motivo Spotify ha deciso di intervenire per combattere chi li stava letteralmente truffando. Analizziamo un po’ di numeri per capire di cosa stiamo parlando.Gli ultimi dati raccolti raccontano questa realtà: gli utenti totali di Spotify sono 157 milioni. Un numero considerevole, ma per capire meglio le dimensioni del problema è necessario fare alcune distinzioni. Di questi 157 milioni 71 pagavano per un account premium e per i suoi vantaggi. Ora, se la matematica non è un’opinione, 157 meno 71 fa 86 e questo è il numero delle persone invece hanno scelte di utilizzare la versione standard dell’applicazione, quella non a pagamento.
E’ stato rilevato che tra questi numeri 2 milioni di utenti utilizzavano la versione craccata di Spotify. Dunque usufruivano dei vantaggi della versione premium senza però pagare per averli.
Qualcuno di voi potrà obbiettare che non sono numeri così considerevoli da destare preoccupazione nell’azienda. Facendo un rapido calcolo 2 milioni risultano essere solo l’1 percento degli ascoltatori totali.
Ma la matematica non mente e 2 milioni di utenti in meno rappresenterebbero per l’azienda ben 10 milioni in meno tra le entrate, una cifra di tutto rispetto. Alla quale andrebbero aggiunti anche i danni difficilmente quantificabili delle mancate pubblicità visionate dagli utenti, che come ricorderete era uno dei vantaggi della versione premium.
Infine l’azienda ha recentemente deciso di entrare in borsa. Una scelta importante per il futuro di Spotify, che quindi non potrà più permettersi certe inefficienze.